Batman v Superman: Dawn of Justice (Z. Snyder, 2016)
Batman v Superman: Dawn of Justice (id.)
di Zack Snyder – USA 2016
con Ben Affleck, Henry Cavill
**1/2
Visto al cinema Colosseo.
Nell'ambito del popolare filone supereroistico, il 2016 sarà ricordato come l'anno in cui i due principali universi fumettistici e cinematografici hanno offerto per la prima volta al pubblico pellicole crossover, incentrate su uno dei più diffusi cliché del genere: quello degli scontri fra eroi (anziché fra un eroe e un criminale), vere e proprie battaglie fra differenti filosofie o modus operandi, situazione che nei comics sembra spesso imprescindibile – anche se magari dovuta a un fraintendimento o a un'incomprensione – prima della formazione di un'alleanza contro un nemico comune. Fra qualche mese toccherà alla Marvel, con la "Civil War" che vedrà i Vendicatori dividersi in due fazioni rivali (guidate rispettivamente da Captain America e Iron Man); nel frattempo, però, è il turno della DC, che mette di fronte i suoi due personaggi più celebri, ovvero Batman contro Superman. Formalmente il film è un sequel de "L'uomo d'acciaio", la pellicola dello stesso Zack Snyder che raccontava le origini di Superman, alla quale si ricollega la scena iniziale della battaglia fra l'eroe e l'astronave kryptoniana del generale Zod e da cui eredita tutto il cast relativo a Metropolis (Henry Cavill come Clark Kent/Superman, Amy Adams come Lois Lane, Laurence Fishburne come Perry White, Diane Lane e Kevin Costner – in un cameo – come i genitori di Clark). Quello di Gotham City, invece, è del tutto inedito, visto che il film rappresenta un nuovo inizio per l'uomo pipistrello e non è direttamente legato alla trilogia del cavaliere oscuro di Christopher Nolan: in particolare abbiamo Ben Affleck (che sostituisce Christian Bale) nei panni di Bruce Wayne/Batman e Jeremy Irons (al posto di Michael Caine) in quelli di Alfred. Le origini di Batman (ambientate nel 1981: il cinema davanti al quale passano il piccolo Bruce e i suoi genitori annuncia l'uscita dell'"Excalibur" di John Boorman) sono rapidamente riproposte nella sequenza dei titoli di testa.
Entrambi creati negli anni trenta, e legati in seguito da una forte amicizia e da un reciproco rispetto sulle pagine delle loro storie a fumetti, Superman e Batman rappresentano in realtà due concetti estremamente diversi di supereroe: stupisce come solo negli anni ottanta, in particolare nella seminale miniserie di Frank Miller "Il ritorno del cavaliere oscuro", i due personaggi siano stati messi per la prima volta in forte contrapposizione, impegnati in una lotta senza esclusione di colpi le cui sequenze hanno notevolmente ispirato anche i realizzatori di questo film (le scene in cui Batman indossa l'armatura corazzata per poter fronteggiare la potenza di Superman, non prima di essersi equipaggiato con armi e proiettili alla kryptonite per indebolire il suo avversario, provengono direttamente dalle tavole di Miller). Qui le loro differenze sono evidenziate dal concetto di dio (Superman) contro uomo (Batman). Il primo, "venuto dal cielo" (essendo un alieno) e dai poteri immensi e quasi senza limiti, è visto e percepito dall'umanità come un salvatore, una figura quasi religiosa; e le analogie teologiche permeano gran parte della trama (il "cattivo" del film, un giovane e megalomane Lex Luthor, le cavalca a spron battuto), tanto che le autorità si interrogano persino sul proprio diritto a ingabbiare e limitare una forza tanto grande e superiore. L'uomo pipistrello, privo di veri superpoteri e mosso dagli istinti umani più viscerali e innati (il desiderio di vendetta e di giustizia), invece, incarna l'umanità nei suoi tratti migliori e peggiori, in un delicato equilibrio fra bene e male che lui stesso a volte mette in discussione. Il conflitto fra i due personaggi si gioca dunque sul piano morale e filosofico prima ancora che su quello fisico (anche su questo, comunque, ci sono sottigliezze che li mettono in contrapposizione: Batman, per esempio, ha spesso la barba incolta, mentre l'aspetto di Superman è impeccabile). L'ottimismo, la fiducia, l'illusione e la speranza sono le armi che li dovrebbero unire: e quando vengono a mancare (tanto all'uno quanto all'altro, a seconda dei momenti) li pongono in guerra diretta fra loro.
Naturalmente, pur essendo personaggi iconici di un medesimo genere narrativo, Batman e Superman hanno anche un differente "raggio d'azione": fronteggiano minacce diverse e vivono in setting assai distanti. I poteri di Superman gli permettono di affrontare nemici altrettanto potenti, minacce cosmiche ed extraterrestri, pericoli di natura globale (alle quali non sempre presta la sufficiente attenzione: le sue debolezze umane – come l'amore per Lois Lane – lo portano a trascurare a volte le conseguenze delle proprie azioni e a non prendere in considerazione le responsabilità che un tale potere gli dona; d'altro canto, proprio il suo retaggio umano – simboleggiato per esempio dai genitori adottivi – contribuisce a farne l'eroe che è). Batman, invece, si muove fra le strade e i vicoli bui di Gotham City, affronta un sottobosco criminale di piccolo calibro o al limite, quando si tratta dei suoi nemici più noti e pittoreschi, di psicopatici. La scena introduttiva, quella in cui Bruce Wayne assiste quasi impotente alla distruzione provocata dallo scontro fra Superman e l'astronave del generale Zod, lo mette bene in evidenza. Il contrasto fra questi due mondi, che avrebbe potuto essere illustrato in chiave ingenua e camp (come, in un certo senso, avviene nel film della Marvel), è trattato in maniera quanto mai realistica, sfociando in una pellicola che ha sì i suoi momenti d'azione, le sue lunghe scazzottate fra esseri dotati di poteri fantastici, i tanti momenti di sospensione dell'incredulità, ma è anche complessivamente cupa, oscura e pessimista, con l'umanità che si interroga sulla reale natura e pericolosità di questi eroi (a volte percepiti anch'essi come criminali, temuti o anche solo semplicemente contestati dal pubblico, guardati con sospetto e diffidenza dalle autorità), sulle orme di un'altra classica serie degli anni ottanta, quel "Watchmen" di Alan Moore cui il film reca un omaggio esplicito (sulle mura di un edificio abbandonato si intravede la frase "Quis custodiet ipsos custodes?" di Giovenale).
Cupo, "realistico", filosofico, dicevamo (i critici, che l'hanno stroncato, l'hanno accusato di essere "poco divertente"). Tuttavia resta un film d'azione, dinamico, fracassone e ad alto impatto visivo. La sceneggiatura (di Chris Terrio e David S. Goyer) ha certo le sue pecche: buchi logici o passaggi un po' precipitosi, cose che avvengono soltanto perché fanno comodo allo script per procedere da un punto a un altro. D'altro canto, ci sono anche piccoli colpi di genio (come mettere in relazione il fatto che la madre di Batman e quella adottiva di Superman hanno lo stesso nome: Martha). La regia di Zack Snyder non è niente di che, ma almeno per una volta non fa danni. Altalenante il comparto attoriale, dove Affleck in particolare non mi è dispiaciuto (nel cast di supporto, fra gli altri, c'è pure Holly Hunter nei panni della senatrice June Finch). A un certo punto, quasi a sorpresa e fuori contesto, appare anche Wonder Woman (interpretata da Gal Gadot), che si allea agli altri due eroi nella lotta finale contro Doomsday, scatenato da Luthor per sconfiggere definitivamente Superman (e chi ha letto i fumetti, segnatamente quelli di Dan Jurgens, a quel punto si immagina facilmente il finale: il sacrificio e la morte di Superman, fra l'altro, si ricollegano alla lettura cristologica del personaggio; e gli ultimi fotogrammi svelano già la sua inevitabile resurrezione). Si intravedono, inoltre, Flash, Aquaman e Cyborg. Ed ecco che il sottotitolo del film ("Dawn of Justice") acquista un nuovo significato: la pellicola funge da buildup per la nascita della Justice League, protagonista di film futuri. In effetti, insieme a "L'uomo d'acciaio", essa dà vita al cosiddetto "DC Extended Universe", franchise che nelle intenzioni dovrebbe rivaleggiare con il "Marvel Cinematic Universe" e di cui sono già in lavorazione numerosi capitoli in uscita nei prossimi anni (e chissà che la bizzarra sequenza onirica/futuristica non preannunci qualcosa: "Crisis", magari?). Ultime note: Lex Luthor (Jesse Eisenberg), come detto, è giovane, rampante, considerevolmente folle; e perde i capelli non perché diventa calvo, ma perché glieli rasano a zero quando finisce in prigione! Nei titoli di coda, fra i tanti fumettisti ringraziati, spiccano i citati Frank Miller e Dan Jurgens. Infine, per chi si chiedesse chi ha la meglio fra Batman e Superman senza volersi sciroppare due ore e mezza di film: beh, a tutti gli effetti vince Batman.
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