7 ottobre 2014

Guerre stellari (George Lucas, 1977)

Guerre stellari (Star Wars)
aka Star Wars Episodio IV: Una nuova speranza
(Star Wars Episode IV: A new hope)
di George Lucas – USA 1977
con Mark Hamill, Harrison Ford, Carrie Fisher
***1/2

Rivisto in DVD, con Sabrina.

"Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana...": comincia così, come se fosse una fiaba, una delle più celebri saghe cinematografiche (di fantascienza e non solo), nonché uno dei film che hanno maggiormente influenzato l'industria hollywoodiana dell'intrattenimento. Personalmente ritengo l'originale "Guerre stellari", insieme a "Nascita di una nazione", "Quarto potere" e forse "Pulp fiction", uno dei tre-quattro film più importanti della storia del cinema americano per il suo ruolo di assoluto spartiacque fra un "prima" e un "dopo": tutti i kolossal action/fantascientifici/supereroistici ad alto budget che escono ancora oggi, rivolti a un pubblico per lo più adolescente e con l'inevitabile contorno di merchandising (giocattoli, fumetti, videogiochi), ne sono diretti discendenti. Negli anni successivi alla sua prima apparizione sullo schermo, lo sceneggiatore e regista George Lucas ha dichiarato di aver sempre avuto in mente questo film come un semplice tassello di una saga molto più lunga e già pianificata in tutti i dettagli (tanto che, nelle riedizioni successive, al titolo della pellicola verrà aggiunta la dicitura "Episodio IV", ben prima che i prequel fossero effettivamente messi in cantiere). Ma in realtà, come vedremo, il lungometraggio è frutto di un complesso work in progress, e ha subito diverse modifiche in corso d'opera, al quale hanno contribuito molti fattori. E in ogni caso, al momento della sua uscita ben pochi avrebbero scommesso sull'enorme successo di pubblico che si apprestava a riscuotere (all'epoca fece registrare il maggior incasso al botteghino di tutti i tempi, ed è tuttora – tenendo conto dell'inflazione – al terzo posto nel mondo). Si dice che persino gli attori e la troupe, durante la lavorazione, faticassero a prendere sul serio quello che stavano facendo, e che soltanto Lucas – con un misto di ostinazione e di incoscienza – credesse fermamente nel proprio lavoro. Oggi "Star Wars" (con il titolo in inglese che ha sostituito quello italiano dell'epoca) è una franchise di grande successo, che dai film si è espansa ai videogiochi, ai fumetti, ai cartoni animati, ai giocattoli, ai parchi a tema e a tutte le categorie dell'intrattenimento commerciale, e che ha generato un fandom a livello globale con pochi termini di paragone. Dopo sei film principali e una miriade di altri prodotti collaterali, la property è stata ceduta alla Disney che si occuperà di produrre e distribuire (a partire dal 2015) nuove pellicole, ovvero gli episodi dal VII in poi. Nel frattempo, per prepararmi all'evento, eccomi (finalmente) a scrivere sul blog a proposito dei primi capitoli, la leggendaria "trilogia classica" (gli episodi dal IV al VI, usciti fra il 1977 e il 1983) e la tanto discussa trilogia dei prequel (gli episodi da I a III, usciti fra il 1999 e il 2005).

La pellicola inizia in media res, comunicando dunque allo spettatore che ci troviamo in un universo con una storia e un passato (che verrà raccontato appunto nei film successivi, ma che per ora è accennato in frammenti di dialoghi che contribuiscono a donare spessore ai personaggi e all'ambientazione). A presentare brevemente gli antefatti è una scritta che scorre sullo schermo allontandosi verso l'orizzonte, caratteristica che diventerà un'icona della serie (tutti i film, infatti, si apriranno in tal modo): nella galassia è in corso una guerra civile fra il tirannico impero che la governa e un'allenza di ribelli. Di questi fa parte la principessa Leila del pianeta Alderaan (Leia Organa in originale: quasi tutti i nomi furono – un po' incautamente – modificati nell'adattamento italiano), che è entrata in possesso dei piani di costruzione della Morte Nera (Death Star), la nuova stazione spaziale dell'impero, talmente potente da essere in grado di disintegrare un intero pianeta. Prima di essere catturata dalle truppe d'assalto imperiali guidate dal malvagio Dart Fener (Darth Vader), la principessa riesce a inviare i piani – per mezzo dei due droidi C1-P8 (R2-D2) e D-3BO (C-3PO) – sul pianeta desertico Tattoine, dove finiscono nelle mani del giovane Luke Skywalker, che vive in una fattoria con gli zii Owen e Beru, e dell'anziano Obi-Wan "Ben" Kenobi, uno degli ultimi depositari dei segreti della "Forza", una sorta di campo energetico che pervade l'intero universo e che i cavalieri Jedi – come Kenobi, ma anche come Dart Fener, un tempo suo allievo e ora votatosi al "lato oscuro" – sono in grado di controllare a piacimento. Dopo la morte degli zii per mano delle truppe imperiali, Luke accetta di seguire Obi-Wan nel suo viaggio verso Alderaan, e a questo scopo assoldano il contrabbandiere e avventuriero Ian Solo (Han Solo) e il suo secondo pilota Chewbacca affinché li portino a destinazione con la loro astronave Millenium Falcon. Ma nel frattempo il pianeta Alderaan è stato distrutto dalla Morte Nera, e i nostri eroi si trovano attratti da un raggio magnetico a bordo della stazione spaziale imperiale. Qui liberano la principessa Leila e riescono a fuggire con lei e con i piani, non prima però che Obi-Wan abbia perso la vita in un duello con le spade laser (le armi dei cavalieri Jedi) contro Dart Fener. Raggiunta la base dei ribelli, Luke e Ian (quest'ultimo con una certa riluttanza iniziale) partecipano all'attacco contro la Morte Nera: sfruttando i piani segreti, infatti, viene individuato un difetto che permette di distruggere, con un colpo ben calibrato, la potente stazione spaziale. Dart Fener sopravvive all'esplosione, fuggendo via con una navetta, mentre Luke, Ian e Chewbacca vengono premiati da Leila e dai capi dei ribelli per il successo della missione.

A che genere narrativo appartiene "Guerre stellari"? Scenari ed elementi (pianeti, astronavi, razze aliene, androidi) sono quelli della fantascienza, e più precisamente della space opera, sottogenere caratterizzato dall'epopea di ampio respiro e dall'avventura ingenua e quasi "vecchio stile". Ma naturalmente, dietro le immediate apparenze, non è difficile trovare nella trama e nei personaggi caratteristiche proprie della fiaba (come suggeriva, per l'appunto, quell'incipit) e della leggenda: abbiamo una principessa, un eroe, un saggio "mago", un cavaliere nero... Per molti critici, in effetti, il film è più da ascrivere al genere fantasy che a quello della science fiction (di "scientifico", in fondo, c'è ben poco!). Le fonti di ispirazioni di Lucas sono le più disparate: i fumetti di fantascienza anteguerra (Flash Gordon), le fiabe e il fantasy (con la magia importante quasi quanto la tecnologia), la grande cinematografia epica e d'avventura. Un debito specifico è quello verso Akira Kurosawa, in particolare al film del 1958 "La fortezza nascosta", da cui provengono personaggi come Leila (la principessa Yuki) e i due droidi (i contadini Tahei e Matakishi): ma in generale gran parte dell'estetica (il casco di Lord Fener ricorda quelli dei guerrieri samurai) e delle tematiche (la Forza è una specie di religione new age, come quelle che negli anni '60 e '70 si ispiravano alle filosofie dell'estremo oriente) devono qualcosa al Giappone. A tutto ciò, comunque, Lucas aggiunge qualcosa di nuovo: porta sullo schermo per la prima volta un mondo dove esseri umani e specie aliene convivono in un poutpurrì affascinante e suggestivo (basti pensare al campionario di creature che si possono vedere nella "cantina" di Mos Eisley), dove la vita si è diffusa e allargata su pianeti di ogni tipo (desertici o lussureggianti, naturali o artificiali), tutti più o meno abitabili, mondi come quelli che un lettore di fantascienza poteva ritrovare spesso nei libri di Jack Vance, di Gordon Dickson o di Frank Herbert, ma che quasi mai aveva incontrato nelle sale cinematografiche. E ancora: androidi con una personalità, gadget indimenticabili (le spade laser su tutti), astronavi, armature e altri dettagli che conquisteranno l'immaginario di generazioni di nerd. Non c'è da sorprendersi se "Star Wars" fa subito breccia nell'immaginario popolare, diventando un'icona culturale riconoscibile in tutto il mondo e contribuendo fra l'altro a "sdoganare" la fantascienza cinematografica dal campo dei B-movie a quello dei kolossal. Curiosamente, fra i personaggi più popolari della serie non ci sarà il protagonista Luke Skywalker, ma piuttosto la sua nemesi Dart Fener (ancor più a partire dal secondo film) e il comprimario Ian Solo, protagonista di indimenticabili schermaglie con la principessa Leila.

L'idea di realizzare un film di space opera girava nella testa di Lucas sin dai tempi del suo primo lungometraggio, "L'uomo che fuggì dal futuro" ("THX 1138") del 1971, in seguito al cui successo il giovane regista firmò un contratto con la United Artists che prevedeva la realizzazione di due pellicole: la prima fu "American graffiti" (1973), la seconda avrebbe dovuto essere un adattamento di "Flash Gordon". L'acquisto dei diritti del fumetto non andò però a buon fine, e Lucas decise allora di scrivere una propria sceneggiatura, intitolandola "The Star Wars". Né la United Artists né la Universal (che aveva finito col produrre "American graffiti") si mostrarono però interessati a un film di fantascienza, un genere ampiamente in declino nei primi anni settanta, e dunque Lucas vagò per diverse case produttrici prima di trovare un accordo con la 20th Century Fox. Il budget di lavorazione, pur consistente per quello che molti consideravano un B-movie, non era certo paragonabile a quanto sarà richiesto per gli episodi successivi: una decina di milioni di dollari in tutto. La sceneggiatura subì numerose revisioni e modifiche, frutto di ispirazioni provenienti dalle fonti più diverse – il protagonista passò dall'essere un esperto generale (nello stile del Toshiro Mifune de "La fortezza nascosta") a un adolescente di nome Luke Starkiller, con tanto di fratelli come nelle fiabe più tradizionali – fino ad approdare alla forma finale soltanto a lavorazione già in corso. Le riprese furono effettuate per la maggior parte in Tunisia (il pianeta desertico Tattoine), in Guatemala (Yavin, la base dei ribelli) e in teatri di posa in Inghilterra, non senza intoppi e problematiche di vario tipo (cattive condizioni atmosferiche, difficoltà economiche, incomprensioni fra lo staff e il cast, inevitabili inesperienze con "effetti speciali" che all'epoca erano ancora artigianali). Proprio per gestire modellini, costumi ed effetti visivi, Lucas – quando venne a sapere che la 20th Century Fox aveva dismesso la divisione che se ne occupava – diede vita a un reparto tecnico apposito, l'Industrial Light & Magic, che avrebbe fatto la storia negli anni a venire. Responsabile principale degli effetti, comprese tecniche pionieristiche di fotografia digitale nelle scene con le astronavi, fu John Dykstra. Le navi spaziali furono realizzate a partire da disegni di Joe Johnston e da illustrazioni di Ralph McQuarrie. Il direttore della fotografia, invece, è Gilbert Taylor (già d.o.p. nel "Dottor Stranamore"), con cui Lucas fu spesso ai ferri corti e in discussione sui più minimi dettagli. Problemi sorsero anche in fase di montaggio, che richiese diverse revisioni prima di raggiungere il risultato finale.

Non si può parlare di "Guerre stellari" senza citare altre persone che vi hanno collaborato in maniera significativa. Innanzitutto John Williams, compositore della colonna sonora e autore di temi (uno su tutti quello principale, riconoscibilissimo e seminale) carichi di energia e di emozioni, che si stagliano indimenticabili nella memoria degli spettatori. Assunto su suggerimento di Steven Spielberg (con il quale aveva lavorato ne "Lo squalo"), Williams si affida a una partitura orchestrale che evoca sensazioni da poema sinfonico, con una serie di leitmotiv su cui è possibile costruire variazioni di ogni tipo (da ricordare, per esempio, il poetico "tema della Forza"). L'orchestrazione è di Herbert W. Spencer, frequente collaboratore di Williams. Per i film successivi, il musicista rielaborerà i temi già composti e ne aggiungerà di nuovi (in particolare la celebre "Marcia imperiale"). Altri nomi indissolubilmente legati alla realizzazione della pellicola sono quelli dei produttori Gary Kurtz (indipendente) e Alan Ladd jr. (20th Century Fox), al fianco di Lucas durante le iniziali difficoltà. E poi, la moglie stessa del regista, Marcia, che ha collaborato al montaggio. Per non parlare, naturalmente, degli attori: pare che sul set Lucas non interagisse molto con loro, lasciandoli di fatto liberi di interpretare a piacimento i propri personaggi. Ad alcuni veterani già noti – Alec Guiness (Obi-Wan Kenobi) e Peter Cushing (Tarkin, il comandante della Morte Nera) – si affiancano giovani agli esordi o quasi – Mark Hamill (Luke), Carrie Fisher (Leila) – che troveranno qui il loro ruolo più celebre (praticamente l'unico nel caso di Hamill). Harrison Ford (Ian Solo) aveva invece già lavorato con Lucas in "American graffiti" e sarebbe diventato uno degli attori più noti e pagati di Hollywood anche grazie al successivo progetto della coppia Lucas-Spielberg, ovvero "I predatori dell'arca perduta". Quanto agli interpreti che "non si vedono in faccia", sotto l'armatura di Darth Vader c'è David Prowse (ma la voce è di James Earl Jones), in quella di D-3B0 c'è Anthony Daniels, in quella di C1-P8 il nano Kenny Baker, e sotto il costume di Chewbacca c'è Peter Mayhew. E visto che abbiamo parlato di voci, vanno ricordati anche gli effetti sonori, fondamentali almeno quanto quelli visivi e opera per lo più del sound designer Ben Burtt: si va dai segnali elettronici emessi dai robot (da C1-P8 in particolare) ai versi delle varie specie di alieni, dal rumori prodotti da armi e astronavi (su tutti il "ronzio" delle spade laser degli Jedi) al caratteristico respiro di Darth Vader (prodotto inserendo il microfono all'interno di una maschera per immersioni subacquee).

Uscito negli Stati Uniti il 25 maggio 1977 (dopo che la prevista data iniziale del dicembre 1976 era stata "mancata" per via dei ritardi nella lavorazione) in pochissime sale cinematografiche, il film registrò subito un grande successo che lo portò a diventare, settimana dopo settimana, la pellicola con il maggior incasso di tutti i tempi, superando il record precedente de "Lo squalo": manterrà il primato fino al 1983, quando sarà battuto da un altro film di Spielberg, "E.T.". Al successo di pubblico corrispose anche, forse in maniera ancor più inaspettata, un successo di critica: le candidature agli Oscar furono 10 (fra cui quella per il miglior film), le statuette vinte 6 (miglior scenografia, costumi, montaggio, colonna sonora, suono ed effetti visivi). Ridistribuito in sala più volte negli anni seguenti, acquisì il titolo completo di "Star Wars Episode IV: A New Hope" ("Guerre Stellari Episodio IV: Una nuova speranza") soltanto nel 1981, l'anno successivo all'uscita nei cinema del sequel "L'impero colpisce ancora" (che riportava il sottotitolo "Episodio V", con conseguente disorientamento dei primi spettatori). Ma la vita del film non terminò lì: in seguito allo sviluppo delle tecnologie digitali, Lucas rielaborò la pellicola più volte, rieditandola sia al cinema che in home video con l'inserimento di scene aggiuntive e – soprattutto, a partire dal 1997 – di moderni effetti digitali che andavano a sostituire quelli artigianali dell'epoca, in alcuni casi cambiando anche drasticamente il significato di alcune scene (spesso con il disappunto dei fan: celebre l'indignazione popolare per la scena in cui Ian, di fronte al cacciatore di taglie Greedo, non spara più "per primo"). La cosiddetta "Edizione speciale" ha sostituito ormai ufficialmente la versione originale del film, difficilmente reperibile in home video, nonostante la maggior parte degli appassionati continui a preferirla. Da solo o insieme ai suoi seguiti ("L'impero colpisce ancora" del 1980, "Il ritorno dello Jedi" del 1983, e tutti i successivi prequel o spin-off, non soltanto cinematografici ma anche nei campi della narrativa, dei fumetti, dei videogiochi, e via dicendo), "Guerre stellari" è stato – ed è – senza dubbio uno dei film che più ha influenzato l'immaginario popolare degli ultimi decenni. Le successive variazioni e rielaborazioni non hanno fatto che cementare il suo posto d'onore nella cultura popolare (personaggi come Dart Fener, frasi come "Che la Forza sia con te", armi come la spada laser, brani musicali come il tema di John Williams sono noti anche a chi non ha mai visto il film). E la saga non si è ancora esaurita, se mai lo farà, come dimostra la messa in cantiere di nuovi film, serie a cartoni animati, fumetti e videogiochi.

4 commenti:

Fabio ha detto...

Bellissima recensione estesa. Io ho visto Guerre Stellari quando ero già abbastanza grande e ricordo che mi resi improvvisamente conto che era una vita che trovavo disseminati in tutti i media riferimenti e stilemi che fanno capo a questo film.
Per quanto riguarda il genere, ho sempre pensato che la seconda parte di questo episodio IV sia fondamentalmente un tipico film di guerra, nel solco di quelli americani con Steve McQueen.

Per John Williams si sono esauriti gli aggettivi. Il tema di Leia è pure bellissimo.

Christian ha detto...

Certo, l'attacco dei ribelli alla Morte Nera è proprio una sequenza da film bellico (d'altronde, bisognava giustificare quel "Guerre" nel titolo! ^^).

John Williams ha composto tante belle colonne sonore, ma direi che nel complesso quella di "Star Wars" (nel suo insieme) è la più memorabile!

Marisa ha detto...

Joseph Campbell, un grande studioso di mitologia e religioni comparate, ha passato varie settimane nella fattoria di Lucas a discutere con lui ed ha scritto che Star Wars è il modo come attualmente si ripresenta l'eterno mito dell'eroe dando ragione a Jung per la sua intuizione dell'inconscio collettivo che si esprime attraverso figure archetipiche che, pur cambiando continuamente forma a secondo dei contesti culturali, conservano la loro potenza e "verità psicologica".
Ne dà conferma la presa che una simile saga ha avuto sull'immaginario e l'emotività di una generazione, ormai lontana dalla mitologia nella sua forma classica.

Christian ha detto...

Negli anni in cui "Guerre stellari" uscì, una ristampa del saggio di Campbell "L'eroe dai mille volti" proponeva proprio Luke Skywalker in copertina, a testimonianza di quello che dici anche tu. Questa saga è di fatto uno dei "miti" moderni del ventesimo secolo.