Mean streets (Martin Scorsese, 1973)
Mean Streets - Domenica in chiesa, lunedì all'inferno
(Mean Streets)
di Martin Scorsese – USA 1973
con Harvey Keitel, Robert De Niro
***
Rivisto in DVD.
La carriera di Scorsese spicca definitivamente il volo con questo lungometraggio, che lo pone al centro dell'attenzione di critica e di pubblico e che in un certo senso è una rilettura della sua pellicola d'esordio, "Chi sta bussando alla mia porta?", di cui riprende molti temi, l'ambientazione (le strade di Little Italy) e il protagonista (Harvey Keitel). Il regista ha dichiarato che si tratta di un lavoro in parte autobiografico, essendo basato su fatti cui aveva assistito negli anni della sua crescita nel quartiere newyorkese, del quale cattura la vita e le atmosfere in maniera accurata, anche attraverso lo slang ("Right?" "Come on!"). Keitel è Charlie, rampante nipote di un boss che intende farne il suo erede e che ha per lui grandi progetti, come quello di dargli in gestione un ristorante. Ma nel frattempo il ragazzo trascorre il tempo con gli amici nei locali notturni e si dà da fare per tenere fuori dai guai l'impetuoso Johnny Boy (Robert De Niro), sconsiderata testa calda e perennemente indebitato con tutti. Come Francesco d'Assisi, la sua figura di riferimento, Charlie è disposto a sacrificare ogni cosa per l'amico: gli fa da garante con i creditori, cerca di trovargli un lavoro, e finirà col fare le spese della sua irresponsabile tendenza all'autodistruzione. In un ambiente caotico (per le strade ci sono continuamente feste, sagre e confusione) e che pure segue leggi ferree, dove le conoscenze e le amicizie (giuste o sbagliate) possono indirizzare il destino di una persona, Charlie è ritratto in balia delle proprie contraddizioni (alcune delle quali sono esplicitate, forse eccessivamente, dal sottotitolo italiano). Devoto cattolico, è convinto che per farsi perdonare i propri peccati non bastino le preghiere recitate in chiesa ma si debbano scontare penitenze di persona e nelle strade (spesso lo vediamo avvicinare le dita della mano a una fiamma viva, quasi per provare com'è il bruciore dell'inferno) e cerca a fatica di barcamenarsi fra responsabilità di diverso tipo: verso la famiglia (lo zio, che pretende da lui un comportamento più consono a un futuro boss), l'amicizia (per Johnny Boy; ma anche per Tony, proprietario di un locale notturno; e per Michael, "affarista" con le mani in pasta in ogni cosa e principale creditore dell'amico), l'amore (ha una relazione segreta con Teresa, cugina epilettica di Johnny Boy, che ovviamente lo zio non approva) e tentazioni varie (come l'infatuazione "inappropriata" per una spogliarellista di colore). Scorsese mette ordine in questo potpourri con una regia realistica e avvolgente, che porta lo spettatore a sentirsi parte del mondo in cui si svolge la storia, esibendo dunque sin dall'inizio la sua grande capacità di narratore per immagini (fondamentale la fotografia di Kent Wakeford) ma anche la sua cinefilia (Charlie, che si dichiara fan di John Wayne, va spesso al cinema: nella pellicola sono mostrati spezzoni di "Sentieri selvaggi" di John Ford e de "I vivi e i morti" di Roger Corman, il mentore dello stesso Scorsese; e nel finale, la scena in cui il protagonista esce dalla macchina dopo l'attentato si rispecchia in una sequenza analoga del film in bianco e nero che lo zio Giovanni sta guardando in televisione, "Il grande caldo" di Fritz Lang). La donna che soccorre Teresa dopo l'attacco epilettico è Catherine, madre del regista e comparsa frequente nei suoi film. Ricca colonna sonora, che comprende diversi classici napoletani, e grande acclamazione per la prova di un De Niro quasi agli esordi, che prenderà presto il posto dello stesso Keitel come attore feticcio del regista.
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