8 gennaio 2014

Cars 2 (John Lasseter, 2011)

Cars 2 (id.)
di John Lasseter [e Brad Lewis] – USA 2011
animazione digitale
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Visto in TV.

Forse le idee cominciano a scarseggiare, o forse anche alla Pixar (ormai legata a doppio filo alla Disney) hanno scoperto che buoni personaggi e buone ambientazioni possono essere sfruttate per più di un film, dando ufficialmente vita a delle franchise. E così, dopo quello che a lungo era rimasto come un caso isolato ("Toy Story 2"), ecco che Lasseter e soci hanno iniziato a offrire al pubblico sequel (e prequel) dei loro titoli più popolari: si comincia con "Cars 2", che sarà poi seguito da "Toy Story 3", da "Monster University" e dall'imminente "Alla ricerca di Dory". Questa volta il protagonista non è Saetta McQueen, auto da corsa impegnata in una sfida di velocità con il rivale italiano Francesco Bernoulli, bensì il suo scalcinato amico Carl Attrezzi, detto "Cricchetto". Quella che era la spalla comica del film precedente si ritrova invischiata in una vicenda di spionaggio internazionale, affiancando una coppia di agenti segreti inglesi che indagano su misteriosi sabotaggi ai danni delle automobili da corsa che usano carburanti alternativi. Le prime sequenze della pellicola, che mostrano la spia Finn McMissile in azione (in puro stile James Bond), lasciano pensare che si tratti di una parodia, e che magari stiamo osservando un "film nel film" guardato dai nostri eroi, un po' come l'incipit di "Toy Story 2" si rivelava un videogioco. Invece è tutto "vero", e la sceneggiatura porterà Saetta, Cricchetto e gli altri amici in giro per il mondo, con McQueen impegnato su circuiti di diverse città (Tokyo, l'italiana Portocorse – un incrocio fra Portofino e Montecarlo! – e Londra) mentre il carro attrezzi è al centro dell'intricata trama principale. Il divertimento non manca, gli stereotipi internazionali "rivisitati" in chiame automobilistica pure (i cliché su giapponesi, francesi, italiani e inglesi si sprecano: a Tokyo ci sono lottatori di sumo, sushi e wasabi, macchinette distributrici e water tecnologici; a Parigi, mimi, baguette e torri Eiffel; in Italia, piazze con monumenti, famiglie numerose, rubacuori e cibo buono; a Londra, Big Ben, la guida sul lato sbagliato della strada, Bobbies e guardie reali), così come le strizzatine d'occhio (chi è appassionato di automobili si divertirà certamente a riconoscere marche e modelli esistenti, ciascuno associato a un personaggio adeguato: dalle utilitarie giapponesi alle vetture da corsa o da rally, dalla vecchie Topolino alle raffinate auto del controspionaggio inglese, dal Papa – con tanto di Papamobile – alla regina Elisabetta, per finire con i mafiosi che ovviamente sono vecchi "catorci", pieni di malanni e spesso d'oltrecortina), la morale è ovviamente presente (l'elogio dell'amicizia, del coraggio, dell'essere sé stessi, ecc.), quello che forse manca è una seconda chiave di lettura. Solo entertainment, dunque, sia pure ai massimi livelli tecnici (che non è poco). In ogni caso, è stato il primo film Pixar non baciato dalla fortuna critica.

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