21 novembre 2011

Il colosso di Rodi (S. Leone, 1961)

Il colosso di Rodi
di Sergio Leone – Italia 1961
con Rory Calhoun, Lea Massari
*1/2

Rivisto in DVD.

Dopo le precedenti esperienze nel genere peplum (era stato aiuto regista in "Ben Hur" e "Quo Vadis?", per poi subentrare come regista – non accreditato – ne "Gli ultimi giorni di Pompei" dopo l'abbandono di Mario Bonnard), Sergio Leone esordisce ufficialmente dietro la macchina da presa con un altro kolossal di ambientazione classica. Il film si ispira a una delle cosiddette "sette meraviglie del mondo antico", il colosso di Rodi appunto, gigantesca effige del dio Helios eretta all'ingresso del porto dell'isola di Rodi per fungere da faro e per celebrare la vittoria su una flotta nemica (si dice che abbia fornito lo spunto anche per la costruzione della newyorkese Statua della Libertà). Distrutta da un violento terremoto pochi anni più tardi, nel film si immagina che fosse equipaggiata con una serie di meccanismi – come catapulte e proiettili incendiari – per progettere l'isola dagli attacchi provenienti dal mare. Il protagonista Dario, eroico condottiero ateniese con inclinazioni da dongiovanni, giunge a Rodi per trascorrere un breve periodo di riposo, ospite dello zio Lisippo, e assiste all'inaugurazione del monumento. Rimarrà coinvolto suo malgrado nella lotta di un gruppo di ribelli che vogliono abbattere la tirannia del megalomane re di Rodi e negli intrighi di un infido consigliere che trama per consegnare l'isola all'esercito fenicio. La sceneggiatura presenta dunque molti punti in comune con quella de "Gli ultimi giorni di Pompei" (un intrigo ai danni di un gruppo di ribelli, una donna perfida e traditrice, una catastrofe finale). Ma nonostante i notevoli sforzi produttivi (le scenografie imponenti, allestite negli studi di Cinecittà; le scene di massa e di battaglia; gli effetti speciali in cui il terremoto e le forze della natura, nel finale, distruggono il colosso e la città), il film si trascina stancamente e per lo più annoia. Leone, pur mostrando già un notevole senso estetico e una grande padronanza dei meccanismi cinematografici, non mette ancora in mostra la sua maestria nell'uso dei tempi lenti e dei primi piani: e rispetto ai suoi lungometraggi successivi mancano anche altri ingredienti fondamentali, come interpreti adeguati e una colonna sonora all'altezza (Morricone non c'è ancora...). Fra i collaboratori figurano altri nomi che si sarebbero dedicati in seguito al western all'italiana, come Duccio Tessari (sceneggiatore) e Michele Lupo (aiuto regista). Il duello sul colosso potrebbe essere un omaggio a "Intrigo internazionale" di Hitchcock (come d'altronde l'intera trama del personaggio che, convinto di trascorrere una vacanza di tutto riposo, si ritrova coinvolto in intrighi ed eventi più grandi di lui), mentre il portale del tempio di Baal ricorda (oltre a suggestioni di "Cabiria") la bocca dell'inferno del parco dei mostri di Bomarzo; il tempio stesso era già stato visto – con poche modifiche – ne "Gli ultimi giorni di Pompei".

2 commenti:

Giuliano ha detto...

lo avevo su vhs, ho tenuto una piccola selezione con dei bei primi piani di Lea Massari...
:-)
non si direbbe che sia un film di Leone, è infatti un film "del produttore" e somiglia molto anche ad "Arrivano i titani" con Giuliano Gemma, che però era più divertente.

Christian ha detto...

Ma infatti, il vero Leone comincia con "Per un pugno di dollari", quando arrivano Ennio Morricone e Clint Eastwood (e Gian Maria Volontè)!