16 maggio 2008

The Bird People in China (T. Miike, 1998)

The Bird People in China (Chugoku no chojin)
di Takashi Miike – Giappone 1998
con Masahiro Motoki, Renji Ishibashi
**1/2

Visto in divx, in originale con sottotitoli.

Un impiegato di un'industria mineraria giapponese, inviato dai suoi capi in Cina per stimare il valore di una cava di giada da aprire in una sperduta regione montuosa del paese, e uno scontroso yakuza, che gli sta alle costole perché l'azienda ha contratto un forte debito con la mafia, percorrono in compagnia e di malavoglia una lunga e difficile strada che li conduce fino a un villaggio isolato dal resto del mondo. Qui, fra miti antichissimi e leggende che parlano di "uomini-uccello", rimangono affascinati in maniera diversa dall'esistenza tranquilla e dall'atmosfera fuori dal tempo che si respira, al punto da non essere più capaci di tornare alla loro vita precedente: l'impiegato perché conquistato da una giovane ragazza che discende da un paracadutista inglese della prima guerra mondiale, lo yakuza perché attratto da uno stile di vita pura e incontaminata. Si tratta dell'ennesimo film insolito per Miike, un regista che evidentemente vuole sorprendere con ogni suo lavoro: il tono da commedia on the road lascia presto il posto a un'ambientazione rarefatta e sospesa fra suggestioni fantastiche e surreali (la scuola di volo) e bucolico-realistiche (il ritorno alla natura). Bello e senza eccessi di poetismo, anche se non tutto è coerente. Fra le fonti di ispirazione, anche se è improbabile, mi piace pensare a "Orizzonte perduto" di Capra e soprattutto alle tante storie disneyane di Rodolfo Cimino su strani popoli che abitano sperdute vallate.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

è vero che quasi tutti i film di miike sono "insoliti" rispetto ai suoi lavori precedenti, ma questo credo faccia proprio storia a parte. l'ho visto un po' di tempo fa, e assieme a ozu e ichi (completamente opposti a bird people)sono i suoi migliori; mi piacque assai. invece mi pare che ultimamente, pur continuando a sfornare un film ogni due mesi, non abbia fatto grandi cose.

Christian ha detto...

A me di recente era piaciuto abbastanza "Big bang love, Juvenile A", sebbene fosse davvero molto sperimentale e più vicino al teatro filmato che al cinema. Fra quelli precedenti, invece, ho un debole per "Happiness of the Katakuris", assurdo musical horror. In ogni caso, siamo d'accordo che si tratta di un regista da tenere sempre sott'occhio, perché capace di sorprendere in ogni modo!

Anonimo ha detto...

ho scritto ozu, ovviamente era izo. big bang love non l'ho visto, recupererò.

Christian ha detto...

E io che pensavo fosse "Gozu" (che non mi ha convinto del tutto, anche se l'incipit con il cane anti-yakuza è esilarante...!)