Faster, pussycat! Kill! Kill! (R. Meyer, 1966)
Faster, pussycat! Kill! Kill! (id.)
di Russ Meyer – USA 1966
con Tura Satana, Haji, Lori Williams
**1/2
Rivisto in DVD.
"Signori e signore, benvenuti alla violenza!": il film più celebre di Russ Meyer nonché probabilmente il suo capolavoro, entrato nella leggenda anche per il colorito titolo, comincia con questa frase fuori campo che preannuncia al malcapitato spettatore quel che lo aspetta. Tre procacissime ballerine si divertono a scorrazzare in auto nel deserto: dopo aver sfidato e ucciso un pilota di passaggio, ne sequestrano la giovane fidanzata e trovano rifugio in una fattoria desolata, dove vive un anziano paralitico con due figli, il primo ritardato e il secondo debole e inetto. Il loro intento è quello di scoprire dove il vecchio nasconde una grande somma di denaro. Ma le tensioni e le pulsioni fra i personaggi faranno precipitare la situazione. In bilico fra Eros e Thanatos e caratterizzato da tre character forti e indimenticabili (Tura Satana in particolare, vestita in pelle nera, diventerà una vera e propria icona del genere), a differenza di altri film di Meyer non presenta vere e proprie scene di sesso ma è comunque permeato dalla morbosità e dalla trasgressione: fece scalpore per aver reso protagoniste tre donne malvage e senza scrupoli, anche se con sfumature diverse: Varla, interpretata da Tura Satana, è una dominatrice in tutto e per tutto; Rosie è completamente sua succube; la bionda Billie è più solare e indipendente. Le tre donne dominano ogni inquadratura e le loro forme prorompenti sembrano solleticare, più che gli altri protagonisti della storia, gli spettatori stessi. Ma Meyer è ben di più di un semplice regista di exploitation: oltre all'indiscusso talento visivo, si vede in lui una profonda convinzione di voler "rompere gli schemi" e una passione per i suoi personaggi. Proprio questa intensità rende il film decisamente superiore alle numerose rivisitazioni e omaggi che gli hanno fatto seguito, compreso il deludente "Grindhouse – A prova di morte" di Tarantino (di cui costituisce una delle principali fonti di ispirazione). Se il film di Meyer fa parte a pieno diritto della storia dei costumi di quegli anni, quello di Quentin al confronto non è altro che l'inutile gioco di un fan che vuole divertirsi. Non eccezionale il doppiaggio italiano: in alcuni casi le voci sono addirittura sovrapposte a quelle originali.
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