Lady in the water (M. N. Shyamalan, 2006)
Lady in the Water (id.)
di M. Night Shyamalan – USA 2006
con Paul Giamatti, Bryce Dallas Howard
**1/2
Visto ieri al cinema Excelsior, con Albertino e Ghirmawi.
Dopo il successo de "Il sesto senso", sembra che Shyamalan stia progressivamente perdendo i favori di critica e pubblico. Eppure di questo film, stroncato un po' da tutti, ho gradito il modo delicato e naturale in cui il fantastico, il fiabesco e l'irreale fanno irruzione nel quotidiano. Giamatti (grandissimo, come al solito) è il custode di un condominio alle prese con una misteriosa ninfa acquatica che trova nella piscina del complesso. Insieme a un gruppo di stravaganti inquilini scelti forse da un destino superiore, l'uomo dovrà aiutare la ninfa a completare la sua missione, proteggendola da un mostro che vive nel giardino dell'edificio e che le impedisce di far ritorno a casa. Ispirato a una sedicente fiaba orientale della buona notte, probabilmente inventata di sana pianta dal regista stesso, e ambientato interamente in pochi metri quadri (l'azione non esce mai dal cortile della casa e dai piccoli appartamenti dove vivono i personaggi), il film riesce a stare miracolosamente in equilibrio su un filo sottilissimo fra tensione e implausibilità narrativa. A differenza che nei film di Roman Polanski, inoltre, qui il condominio non è fonte di paranoia e ossessioni bensì un microcosmo popolato da persone talvolta bizzarre ed eccentriche ma comunque solidali fra loro. Alcune scene con il personaggio del critico cinematografico mi hanno ricordato "Scream" e persino "Ghostbusters". Il direttore della fotografia è Christopher Doyle, noto per i suoi film a Hong Kong (è l'abituale collaboratore di Wong Kar-Wai). Come sua abitudine, il regista stesso si è ritagliato una parte nel film: stavolta, però, non si tratta di un breve cameo ma di un ruolo abbastanza importante nell'economia della storia.
6 commenti:
L'ho visto questo fine settimana con molta curiosità, però ad essere sinceri l'ho trovato meno bello e coinvolgente dei precedenti lavori di M. N. Shyamalan. Riconosco e apprezzo lo stile di questo regista (la tematica "di confine" ricorrente nei suoi film è sempre ben sviluppata). Però in Lady in the water credo manchi l'effetto sorpresa, il dubbio che instaura solitamente nello spettatore.Il sesto senso ad esempio mette lo spettatore nella posizione di dubitare se il bambino dice il vero; in Signs non si è sicuro fino alla fine che ci siano alieni veri; in The Village dubiti sulla veridicità dei mostri. Qui tutto è offerto su un piatto d'argento. Sai che Story è una vera Ninfa, anche i condomini non hanno dubbi a riguardo. Salverei di questo film solo l'interpretazione di Giamatti e l'ottima scelta della Howard come Ninfa. Sicuramente un film che regala poche emozioni.
È vero che manca la "sorpresa finale", presente in quasi tutti i suoi film precedenti (a parte il ribaltamento dei ruoli dei personaggi, che però ha una spiegazione più intrinseca: mai fidarsi del ragionamento schematico dei critici!). Però non ne farei una colpa al povero Shyamalan: mica è costretto a ripetersi ogni volta! :-) Quanto al fatto che tutti i personaggi accettino l'esistenza delle creature fatate con molta (troppa) facilità, direi che può essere spiegato dalla natura "empatica" di queste creature e dal particolare rapporto che hanno (o avevano) con gli esseri umani. Il protagonista, per esempio, in presenza della ninfa smette di balbettare; lo scrittore sente dentro di sé che "qualcosa è cambiato"; e così via.
Nel complesso, comunque, il film è più una favola che un horror. Il condominio è quasi una metafora dell'intero pianeta Terra (i suoi abitanti ne rappresentano quasi tutte le etnie), e la vicenda ha un nonsoché di religioso (lo scrittore è come un profeta, il cui libro ispirerà un messia). Anche per questo non credo vada interpretato in maniera troppo razionale.
Ti rimando alla breve recensione sul mio blog, dimmi cosa ne pensi...
Shyamalan mi sta sulle palle. Dal suo primo film non mi ha mai detto nulla. Oddio, ho evitato come la morte Signs ( più per Gibson che per altro ) ma gli altri films diretti da lui mi hanno sempre provocato un rigonfiamento di palle notevole... Unbreackable rimane nel fondo dei films più brutti girati in america da un indiano.
Beh, a me è piaciuto molto "Il Sesto Senso". Un po' meno "Umbreakable" e "The Village" (di quest'ultimo soprattutto l'ambientazione e l'atmosfera). "Signs" non l'ho visto. In effetti non si tratta di un regista che amo particolarmente, anche se forse tu esageri... :-)
Altri registi indiani che abbiano girato in America non mi vengono in mente... Mira Nair? Gurinder Chadha? Non mi sembra che Shyamalan sia peggio di loro...
e finalmente sono riuscita anch'io a vedere Lady in the water :D
proprio bello, come dici tu è una favola e la sorpresa è che non c'è sorpresa :D
solo un megadepistaggio
cmq con questo regista mi piace sempre (ed è pure un sacco carino)
Unbreakble è il film che mi è piacuito di meno
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