8 aprile 2016

Ossessione (Luchino Visconti, 1943)

Ossessione
di Luchino Visconti – Italia 1943
con Massimo Girotti, Clara Calamai
***1/2

Visto in divx.

Girovagando in cerca di lavoro, il meccanico Gino Costa (Girotti) si ferma nell'osteria gestita dal corpulento Giuseppe Bragana (Juan de Landa) e da sua moglie Giovanna (Clara Calamai). Qui diventa l'amante della donna, e insieme decidono di uccidere il marito di lei. I sensi di colpa impediranno però alla coppia di continuare a vivere insieme serenamente, e alla fine sarà il destino stesso a punirli. Liberamente tratto dal romanzo "Il postino suona sempre due volte" di James McCain, il film che segna l'esordio alla regia del conte Luchino Visconti di Modrone (dopo alcune collaborazioni in Francia come assistente di Jean Renoir) è una pellicola fondamentale nella storia del cinema italiano, considerata da molti critici come il precursore del neorealismo: non tanto per la storia narrata, torbida e cupa come un noir ante litteram, quanto per l'ambientazione (i luoghi della Bassa Padana, nel ferrarese, e il porto di Ancona) e i personaggi, umili e disadattati, decisamente lontani da quelli del cosiddetto "cinema dei telefoni bianchi" che aveva imperato durante il fascismo con i suoi scenari art decò e le atmosfere asettiche e da commedia. Qui i temi trattati (l'adulterio in primis, ma anche l'omosessualità, adombrata dal personaggio dello "Spagnolo" interpretato da Elio Marcuzzo), così come la passione delle scene d'amore e la sensualità morbosa che traspare dalle inquadrature del corpo di Massimo Girotti, vero e proprio "oggetto del desiderio", oltre che l'insolita e schietta caratterizzazione di molti personaggi secondari (la giovane prostituta Anita, lo Spagnolo stesso), scandalizzarono le autorità del regime e la Chiesa, al punto che la pellicola venne tolta dalla distribuzione dopo pochi giorni e infine vietata. Visconti stesso ne salvò dalla distruzione una copia, tenendola nascosta fino alla fine della guerra. Stilisticamente si nota un debito alla corrente del realismo poetico francese (la cui influenza sarà evidente anche sul noir americano), anche se Visconti vi sovrappone una personale forza espressiva e una concretezza assai palpabile a livello fisico prima ancora che psicologico. Il regista esordisce con un stile già coerente e maturo, dove trovano spazio l'amore e l'inclinazione al melodramma, ma anche lo studio dei personaggi e i riferimenti al contesto storico e culturale (qui, in particolare, si mescola cultura alta e bassa: indimenticabile, per esempio, la scena in cui Bragana partecipa al concorso canoro per dilettanti, intonando l'aria "Di provenza il mare, il suol" dalla Traviata, mentre Giovanna e Gino amoreggiano alle sue spalle). Importante, come detto, la scelta di girare in esterni, lungo il fiume Po e i suoi argini, facendo dell'ambientazione una protagonista della vicenda al pari dei personaggi e dei loro riti (la pesca, le partite a bocce, le bevute). Un altro elemento di "rottura" rispetto al cinema italiano dell'epoca è naturalmente la fonte del soggetto: in tempi di autarchia e di guerra, ricorrere a un romanzo americano era senza dubbio una scelta controcorrente, tanto da non essere nemmeno indicata nei titoli. Alla sceneggiatura hanno collaborato anche Mario Alicata, Giuseppe De Santis, Gianni Puccini e, non accreditati, Alberto Moravia e Antonio Pietrangeli. Visconti aveva probabilmente letto il libro di McCain mentre si trovava in Francia (dove forse aveva anche visto "Le dernier tournat" di Pierre Chénal, film del 1939 a esso ispirato): tre anni più tardi, negli Stati Uniti, uscirà l'adattamento ufficiale diretto da Tay Garnett con John Garfield e Lana Turner.

2 commenti:

Marisa ha detto...

Anche a rivederlo, dopo ben 73 anni dall'uscita, questo film rivela ancora la sua potenza e "magia", come in realtà quasi tutti i film di Visconti. Una curiosità: ad interpretare la parte di Giovanna era stata designata Anna Magnani, poi sostituita da Clara Calamandrei perchè la Magnani era incinta. E' stata una fortuna perchè la forte personalità della Magnani forse avrebbe squilibrato l'armonia dell'insieme, rubando la scena ad un Massimo Girotti, artista non eccelso, ma che qui è veramente funzionale (anche con la sua virile pelosità, cosa ormai scomparsa dai corpi perfettamente depilati dei maschi...)a riaccendere i sensi non ancora del tutto sopiti e rassegnati della moglie del locandiere.
Grandissimo esordio del "Conte Rosso", come è stato chiamato Visconti.

Christian ha detto...

È vero l'aneddoto su Anna Magnani, che avrebbe dovuto essere la protagonista al posto di Clara Calamai (non Calamandrei ˆˆ). La Magnani, comunque, finirà poi lo stesso a lavorare con Visconti (di cui era amica) in “Bellissima”...