Paradise: Love (Ulrich Seidl, 2012)
Paradise: Love (Paradies: Liebe)
di Ulrich Seidl – Austria 2012
con Margarethe Tiesel, Peter Kazungu
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Visto al cinema Colosseo, in originale con sottotitoli (rassegna di Cannes).
Teresa, viennese di mezza età, parte per una breve vacanza esotica sulle spiagge del Kenya. Le amiche conosciute durante il soggiorno, ben più "navigate" di lei, la introducono alla pratica del turismo sessuale, incitandola a prendersi come amante uno dei numerosi giovani e aitanti indigeni che si offrono alle villeggianti straniere in cambio di denaro. Dapprima incerta e titubante, vittima di aspiranti "gigolò" che intendono solo approfittare del suo portafoglio, si farà lentamente prendere la mano e da sfruttata (patetica e in cerca di amore e tenerezza) diventerà sfruttatrice senza scrupoli (adescando anche chi, come il timido impiegato dell'albergo, non vorrebbe concedersi a certe pratiche ma essendo in condizioni di inferiorità non può opporre un netto rifiuto). Primo capitolo di una trilogia incentrata sulle vacanze dei vari membri di una stessa famiglia in luoghi "paradisiaci" (gli episodi successivi saranno "Paradise: Faith" e "Paradise: Hope", dedicati rispettivamente alle missioni religiose e ai campi per dimagrire), il film affronta un tema finora poco frequentato dal cinema, quello appunto del turismo sessuale al femminile. Lo sfruttamento (in atto da ambedue le parti, a dire il vero), il razzismo strisciante e il substrato colonialista vengono portati efficacemente sullo schermo attraverso una serie di scene difficili da dimenticare (le file di sdraio con i turisti bianchi a prendere il sole, separati da un cordino – e da uno spiegamento di poliziotti – dal resto della spiaggia dove i neri sono in piedi e in attesa che qualcuno dei visitatori si azzardi a fare un passo verso di loro; le spoglie stanze in case dei quartieri poveri, dedicate esclusivamente agli incontri occasionali fra i rappresentanti di due mondi mai così distanti; le ipocrite frasi "d'amore" che le anziane donne e i giovani neri si scambiano per ammantare di un fasullo romanticismo la cruda realtà). La regia di Seidl mette il tutto in risalto lasciando che la sua camera voyeuristica si soffermi sui corpi vecchi e grassi delle turiste (durante le sue passeggiate Teresa è quasi sempre ripresa impietosamente da dietro), sull'imbarazzo o l'audacità dei vari approcci, sulla stupidità degli spettacoli di ballo e danza messi in scena dagli animatori dell'albergo. E il forte equilibrio nella descrizione del fenomeno, di cui si mostrano tutte le sfaccettature, fa paragonare il film a un'altra recente pellicola "turistica" austriaca ("Lourdes" di Jessica Hausner).
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