6 novembre 2011

Vuoti a rendere (Jan Sverák, 2007)

Vuoti a rendere (Vratné lahve)
di Jan Svěrák – Repubblica Ceca 2007
con Zdeněk Svěrák, Daniela Kolárová
**1/2

Visto in divx, con Marisa.

Dopo aver abbandonato l'insegnamento perché infastidito una volta di troppo dal comportamento dei suoi giovani studenti e dal loro disinteresse verso la poesia e la vita, l'anziano professore di letteratura Josef Tkaloun non riesce a rimanere a casa senza far nulla. Con gran disappunto della moglie Eliška, che lo vorrebbe finalmente tranquillo e “casalingo”, trova dapprima un impiego come corriere espresso (che dura ben poco, vista la difficoltà di girare in bici d'inverno per le strade di Praga) e poi si fa assumere come magazziniere nel supermercato del quartiere, dove si occupa del ritiro delle bottiglie di vetro usate (i “vuoti a rendere” che danno il titolo alla pellicola, chiara allusione alla vecchiaia). E fra fantasie erotiche mai sopite e il desiderio di sentirsi ancora attivo come un tempo, si dà anche da fare per organizzare incontri romantici ai suoi colleghi di lavoro e per trovare un altro compagno alla figlia, appena lasciata dal marito. Ma il nuovo impiego rischia di mettere a repentaglio proprio il suo rapporto con la moglie, alla vigilia del quarantesimo anniversario di matrimonio. Realizzata dalla stessa coppia di “Kolya” (il figlio Jan è regista, il padre Zdeněk è sceneggiatore e interprete), è una piacevole commedia che vede proprio nel simpatico protagonista il mattatore assoluto. Tkaloun è un personaggio imperfetto ma dall'irrefrenabile vitalità, che nonostante l'inadeguatezza al mondo moderno (non comprende l'uso dei telefoni cellulari o dei computer, e vede anche il suo incarico al supermercato minacciato dall'installazione di una macchina automatica) non intende rinchiudersi nel suo guscio e si lancia a capofitto in ogni nuova avventura, che si tratti di una relazione extraconiugale o di un viaggio in mongolfiera. In una scena si vede Eliška annotare sul giornale proprio un passaggio in tv di “Kolya”. Curiosamente il titolo della pellicola richiama quello di un altro film sulla vecchiaia di poco precedente, il belga "Vidange perdue" (che significa “vuoti a perdere”), che affrontava temi simili ma con un tono più cinico e meno piacione.

1 commento:

Marisa ha detto...

Film molto simpatico in cui il protagonista, nella sua genuina vitalità non è per niente allineato ai "giovanilisti" e plastificati anziani a cui ci sta abituando la nostra società, né è contagiato dal gruppo dei pensionati ormai rassegnati a trascinare i loro giorni in passiva rassegnazione.

Forse il segreto è proprio nel titolo: vuoti a "rendere" indica la responsabilità di una vita di cui dovremo rendere conto e quindi usarla e trattarla bene vivendola fino in fondo con intensità e pienezza e non vuoti a "perdere" in cui il senso viene perduto e quindi si può buttar via quando la fase produttiva declina...