19 agosto 2020

Quel che resta del giorno (J. Ivory, 1993)

Quel che resta del giorno (The remains of the day)
di James Ivory – GB/USA 1993
con Anthony Hopkins, Emma Thompson
***

Visto in TV, con Sabrina.

James Stevens (Anthony Hopkins) è il maggiordomo capo nella grande casa di Lord Darlington (James Fox), dove svolge il proprio compito con impeccabile professionalità, gestendo i numerosi domestici al suo servizio e rimanendo sempre fedele al padrone anche nei difficili anni che precedono la seconda guerra mondiale, quando il duca, convinto pacifista, organizza ritrovi e conferenze con politici e diplomatici simpatizzanti per la Germania nella speranza di concludere un accordo di pace con il Terzo Reich. A conflitto concluso, naturalmente, sarà considerato dall'opinione pubblica un traditore o addirittura un nazista. Ma anche in mezzo ai grandi eventi storici e di fronte ai fatti e alle tragedie della vita, Stevens si limita a eseguire i propri compiti con britannica imperturbabilità e non lascia mai trapelare le proprie emozioni, non interrompendo il lavoro nemmeno di fronte alla morte del padre (Peter Vaughan), e non contrariando mai il padrone nemmeno quando questi si lascia brevemente contagiare dagli atteggiamenti più spregevoli dei suoi alleati, come l'antisemitismo. L'unica persona che in qualche modo pare riuscire a scalfire la sua corazza di formalità è la giovane governante Sally Kenton (Emma Thompson), che con schiettezza e sensibilità lo metterà di fronte alla sua coscienza. I due, tuttavia, non si confesseranno mai l'amore reciproco. L'intera storia è incorniciata da un segmento ambientato nel dopoguerra, quando la casa, dopo la morte di Lord Darlington, è stata acquistata dall'americano Jack Lewis (Christopher Reeve), che ha mantenuto al proprio servizio Stevens, e quando questi si reca a incontrare nuovamente Sally, nella speranza di convincerla a tornare a lavorare con lui. Dal romanzo omonimo di Kazuo Ishiguro, un'elegante pellicola che illustra al contempo un delicato momento della storia europea (il dibattito in Gran Bretagna sull'entrata in guerra o meno, che caratterizzò lo scontro di vedute fra Chamberlain e Churchill) e un raffinato ritratto psicologico di un uomo talmente dedito alla propria professione da sopprimere completamente i propri sentimenti, le emozioni e la ricerca della propria felicità. Stevens si trincea dietro l'eccesso di formalità, non manifesta praticamente mai contrarietà o riprovazione, non esprime mai una propria opinione fino a quando non sarà troppo tardi, ovvero giunto alla sera della vita, quando i lampioni si accendono per illuminare "quel che resta del giorno" e non rimane che tracciare un malinconico bilancio della propria esistenza. In lui, tuttavia, non c'è ipocrisia ma sincerità: se negli anni cinquanta è tentato di disconoscere il precedente padrone, negando di aver mai lavorato per lui, alla fine rivendica i lunghi anni trascorsi al servizio di un uomo che ha sì sbagliato, ma non certo per cattive intenzioni. Le questioni personali e intime si intrecciano a quelle politiche e internazionali in maniera perfetta, grazie alla solida regia di Ivory (coadiuvato come sempre dal produttore Ismail Merchant e dalla sceneggiatrice Ruth Prawer Jhabvala) e a un cast di prim'ordine, che comprende anche Hugh Grant, Michael Lonsdale, Ben Chaplin e Lena Headey. Mike Nichols, che avrebbe dovuto inizialmente dirigere la pellicola (su sceneggiatura di Harold Pinter, di cui permangono i dialoghi in alcune scene), figura come co-produttore. Otto nomination ai premi Oscar (comprese quelle per il miglior film, la regia, la sceneggiatura e i due attori), ma nessuna statuetta vinta.

4 commenti:

  1. Ciao! Questo è un film che ho amato molto e ho rivisto più di una volta, anche perchè adoro Emma Thompson e penso che questo sia uno dei suoi ruoli meglio riusciti. Grandissimo anche Anthony Hopkins, e un peccato che il film non abbia vinto nessuna statuetta (chissà quale altra pellicola era in concorso quell'anno...)

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  2. Fu l'anno di "Schindler's list". Certo però che i premi agli attori (andati a Tom Hanks per "Philadelphia" e a Holly Hunter per "Lezioni di piano") avrebbero potuto vincerli. Ma come abbiamo visto anche in tempi recenti, gli Oscar contano però fino a un certo punto e sono spesso il frutto di scelte politiche e commerciali prima che artistiche...
    Anch'io amo molto Emma Thompson!

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  3. Bellissimo. Uno dei migliori del genere secondo me.

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  4. Ivory è un maestro in questo tipo di film!
    Anthony Hopkins ed Emma Thompson avevano recitato per lui già l'anno prima in "Casa Howard", altrettanto bello.

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