Sorelle mai
di Marco Bellocchio – Italia 2010
con Pier Giorgio Bellocchio, Elena Bellocchio
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Visto al cinema Arcobaleno (rassegna di Venezia)
Il film è composto da sei episodi girati nel 1999 e dal 2004 al 2008 nell'ambito del laboratorio Farecinema, tenuto da Bellocchio nel suo paese natale, Bobbio. Ne sono protagonisti i suoi figli Pier Giorgio ed Elena (di quest'ultima è possibile seguire la crescita dai cinque ai quattordici anni), le anziane sorelle Maria Luisa e Letizia, l'amico Gianni Schicchi (sì, proprio come il personaggio di Puccini), più alcuni attori professionisti (Donatella Finocchiaro, Alba Rohrwacher). La natura frammentaria del materiale, una parte del quale – i primi tre episodi – era già apparsa nel precedente "Sorelle" del 2006, lascia presto il posto a un tema comune, la storia di una famiglia che, fra difficoltà economiche e aspirazioni personali, non riesce a staccarsi dalle proprie radici e dalla provincia piacentina. Sara insegue a Milano una vana carriera di attrice, e nel frattempo "parcheggia" la figlia Elena dalle prozie. Il fratello di Sara, Giorgio, va e viene dal paese e si barcamena fra amori passeggeri e progetti effimeri. Le zie zitelle fanno un po' la figura delle simpatiche rimbambite. Man mano che il film procede e gli episodi si accavallano (da segnalare quello con protagonista la Rorhwacher nei panni di una giovane insegnante di greco e latino, alle prese con gli scrutini che si sovrappongono ai suoi problemi personali), crescono anche la sensazione di familiarità e l'affetto verso i personaggi, aiutati dalla recitazione divertente e spontanea, dall'ambientazione realistica (che il digitale evidenzia), dal piacevole senso di improvvisazione che si respira, e favoriti anche dall'assenza di costrizioni economiche o di esigenze di mercato. Occasionalmente al girato sono interpolate alcune brevi immagini del lungometraggio d'esordio di Bellocchio, "I pugni in tasca", realizzato negli stessi luoghi.
Finalmente Bellocchio ha ritrovato il tono giusto! E ancora, dopo tanti anni, grazie alle radici di Bobbio, ma questa volta, passata la rabbia giovanile, si respira un'aria rilassata e di amorevole benevolenza, pur senza rinunciare ad una lucida visione del fallimento dei personaggi.
RispondiEliminaMolto belle le "illusioni" ricreate con le ombre cinesi e l'enigmatica fine di Gianni Schicchi, il vecchio amico di famiglia e testimone di tutte le vicende. Che sia il simbolo della inevitabile dissoluzione della famiglia?
È un film forse "minore" nelle intenzioni e nelle ambizioni, ma per quanto mi riguarda molto più soddisfacente dei suoi ultimi lavori...
RispondiEliminaIl tema della dissoluzione della famiglia rimane sempre uno dei più interessanti e frequentati dal cinema, volenti o nolenti.