Guida galattica per autostoppisti (The hitchhiker's guide to the galaxy)
di Garth Jennings – USA/GB 2005
con Martin Freeman, Mos Def
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Rivisto in DVD, con Giovanni e Ilaria.
Sopravvissuto all'improvvisa distruzione della Terra (che è stata demolita dagli alieni Vogon per far posto a un'autostrada spaziale), l'everyman inglese Arthur Dent vaga per il cosmo in compagnia dell'amico Ford Prefect e di altri bizzarri compagni, facendo l'autostop e cercando di scoprire quale sia la domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto (la risposta invece è già nota: 42, come sa anche Google). In sé il film in fondo non è poi male: leggero e demenziale, divertente al punto giusto e con una buon mix fra effetti digitali e artigianali. Insomma, poteva andare peggio. Ma quando alle spalle c'è materiale di partenza del calibro della mitica serie radiofonica e dei romanzi di Douglas Adams, un po' di delusione è inevitabile. Gran parte dell'umorismo dell'autore inglese, paradossale e verbale, sullo schermo semplicemente non funziona: basti pensare a scene come quella del vaso di petunie e della balena, o al Vogon che declama le sue poesie. Come se non bastasse, molte gag sono troncate a metà, e a quel punto era quasi meglio che non fossero inserite affatto ("Per vedere i piani sono dovuto scendere in cantina". E stop, quel dialogo finisce qui, niente cartello "Attenti al leopardo"!). In compenso, c'è parecchio materiale ex novo (ideato in gran parte proprio dal compianto Adams, accreditato come co-sceneggiatore), come le sequenze che coinvolgono John Malkovich, quelle della fuga dal pianeta dei Vogon (mitici i battipanni viventi) e in generale la storia d'amore fra Arthur e Trillian. Nel complesso la comicità diventa più visiva che concettuale, il ruolo della Guida stessa risulta sminuito (non viene quasi mai consultata) e la sottotrama principale, quella dei topi, non è particolarmente convincente. Fra le cose migliori, invece, c'è la tecnologia: il computer Pensiero Profondo, l'astronave Cuore d'Oro e il robot depresso Marvin rimangono impressi sia per il design "arrotondato" sia per la loro personalità. A proposito, nella versione originale Marvin (al cui interno si muove Warwick Davis) ha la voce di Alan Rickman e Pensiero Profondo quella di Helen Mirren, mentre il narratore è Stephen Fry. Le differenze con la vecchia serie televisiva della BBC sono notevoli: più "inglese" e scalcinata quella, più "americana" e professionale questa (alcune scenografie, come l'officina di pianeti su Magrathea, sono spettacolari e lasciano davvero a bocca aperta!). Carina anche la sequenza di apertura, con i delfini che cantano "Addio e grazie per tutto il pesce". Fra gli attori spiccano per simpatia Zooey Deschanel nella parte di Trillian e Sam Rockwell in quella del folle Zaphod Beeblebrox.
Nota: i romanzi originali sono una fonte talmente smisurata di citazioni e di ispirazioni che molti spettatori, guardando il film, in certe scene avranno creduto di trovarsi di fronte a omaggi o parodie, senza sapere che invece è proprio la Guida a essere all'origine di termini, frasi e concetti poi utilizzati da altri (per fare un solo esempio, il nome del traduttore automatico Babelfish). Un po' come era accaduto con i film del Signore degli Anelli, che qualcuno ha accusato di poca originalità perché troppo pieni di quei cliché fantasy che proprio Tolkien aveva invece creato, cinquant'anni prima.
Beh, il ciclo di romanzi di Adams sono qualcosa di immenso. Il film è quello che è: un prodotto dignitoso e niente di più, ma come dici tu poteva andare peggio.
RispondiEliminaCi sarebbe voluto forse uno stile più british, alla Doctor Who o alla Monty Python.
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