Swallowtail butterfly (Swallowtail)
di Shunji Iwai – Giappone 1996
con Ayumi Ito, Hiroshi Mikami
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Visto in divx, con Hiromi, in originale con sottotitoli.
In una metropoli giapponese non precisata – ribattezzata "Yentown" dalla moltitudine di immigrati provenienti da ogni parte del mondo che l'hanno invasa, attratti dalla prospettiva di far soldi ma condannati a vivere in quartieri-ghetto ai margini della società – si intrecciano le vicende di numerosi personaggi. Una ragazzina rimasta orfana dopo la morte della madre viene accolta da Glico, giovane prostituta che si prende cura di lei e la battezza "Ageha" (il nome giapponese della farfalla che dà il titolo al film). Insieme ad altri compagni (fra i quali lo scombiccherato Fei-Hung), le due ragazze vivranno diverse esperienze, fino a quando scopriranno finalmente un metodo per ottenere la tanto agognata ricchezza e realizzare i propri sogni: aprire un locale con musica dal vivo, dove Glico potrà sfondare come cantante. Ma con il successo sembra finire anche la solidarietà fra disperati: le strade dei personaggi si dividono, e alla fine si tornerà al punto di partenza: un "funerale" dove bruciare denaro per aiutare l'anima del defunto ad abbandonare la terra. In mezzo, la vita in squallide discariche e vicoli dominati dal vizio e dalla malavità; scontri a fuoco fra bande di gangster e misteriosi killer; parenti separati dal destino e difficili percorsi di formazione (come quello che porta Ageha a trasformarsi da bruco in farfalla); l'illusione della celebrità e gli scherzi del destino. Corale e cosmopolita, intenso e caledoiscopico, ricco di eventi e claustrofobico nei sentimenti, il film è girato interamente con la camera a mano ed è parlato in diverse lingue (principalmente inglese e cinese) per riflettere la multiculturalità dei personaggi. Lo scenario è cupo e sembra offrire poca speranza: gli "stranieri" in Giappone sono destinati a rimanere tali (anche per gli immigrati di seconda generazione, ovvero quelli nati nel paese che li ospita, non sembrano esserci possibilità di uscire dal ghetto) e il denaro determina e governa il destino di ogni persona, nel bene e nel male. Confusa e dotata di molte anime, la pellicola è attraversata da momenti toccanti, disperati, stralunati e persino splatter (la fuga di Fei-Hung dal furgoncino dei gangster). Fra le pellicole di Iwai che ho visto finora, è una delle più ricche e complesse, forse quella che più si avvicina alla stratificata profondità del suo capolavoro "All about Lily Chou-Chou".
che bello leggere di iwai. quando lo scoprii qualche anno fa vidi tutti i suoi film e cortometraggi tipo in una settimana. da un po' di lungometraggi non ne dirige, e il suo atteso nuovo film sarà americano, il che non mi entusiasma. molto contento anche di leggere del suo "capolavoro all about luly chou-chou", che cominciavo a pensare d'averlo sopravvalutato, o d'essermelo immaginato.
RispondiEliminaIo sto guardando gli altri suoi film proprio per capire se quello di Lily Chou-Chou era stato un abbaglio oppure se è davvero un regista di talento. "All about..." è un film folgorante, che può lasciare interdetti così come crescere dentro a dismisura. In ogni caso anche gli altri suoi film sono interessanti, pur se non dello stesso livello.
RispondiEliminaA proposito di cose recenti (e americane), ho letto che ha diretto un episodio di "New York, I love you" con Orlando Bloom e Christina Ricci... Cercherò di recuperarlo, anche se non vado matto per questi film a episodi di registi diversi.
lily è certamente il migliore, ma, come hai detto tu, anche gli altri sono interessanti. riguardo new york i love you, neanche io vado pazzo per i film a episodi, però questo si difende. la parte di iwai è una delle più riuscite, per quanto non sia niente di trascendentale.
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