6 maggio 2008

L'ultima missione (O. Marchal, 2008)

L'ultima missione (MR 73)
di Olivier Marchal – Francia 2008
con Daniel Auteuil, Olivia Bonamy
***

Visto al cinema Odeon, con Hiromi.

Marchal si riconferma degno erede della lunga tradizione francese del cinema polar e mette in scena una storia cupa, violenta e disperata, caratterizzata da un'atmosfera opprimente grazie anche alla fotografia notturna e contrastata e alla recitazione di un Auteuil, bravissimo come al solito, nei panni di un poliziotto fallito, ubriaco, vendicativo, perennemente con la barba incolta e gli occhiali da sole. Il film è forse meno perfetto del precedente e la sceneggiatura si sfilaccia un po' nella seconda parte, ma Marchal riesce comunque a comunicare emozioni e tensione senza concedere nulla alle aspettative dello spettatore e dunque gli si perdona più che volentieri qualche difetto nella narrazione. Il finale, poi, è magistrale ed evoca sia Coppola ("Il padrino") sia Kitano ("Hana-bi"), mentre la prima parte mi ha invece riportato alla mente le due pellicole di David Fincher sui serial killer, peraltro diversissime fra loro: "Seven" per l'efferatezza degli omicidi e la crudeltà della natura umana, "Zodiac" per l'indagine poliziesca meticolosa ma infruttuosa. Il protagonista, che ci viene subito presentato come un uomo a pezzi psicologicamente dopo che un incidente stradale gli ha distrutto la famiglia, viene sollevato da ogni incarico investigativo ma ciò nonostante non rinuncia a proseguire personalmente le indagini sull'autore di una serie di brutali omicidi. La sua storia, ambientata in una Marsiglia grigia e piovosa, si interseca – e per lungo tempo non capiremo perché – con quella di una giovane ragazza che attende con indignazione che il brutale assassino dei suoi genitori esca dal carcere per buona condotta. Fra poliziotti corrotti, superiori disposti a coprire ogni sorta di nefandezza, rivalità fra colleghi, false piste e frammenti di ricordi angoscianti, Marchal conduce lo spettatore in un mondo oscuro e decisamente non consolatorio, pur riservandosi di mostrare nel finale la nascita di una nuova speranza, con un parto vissuto in diretta e in contemporanea a una morte annunciata. Catherine Marchal, che intepreta Marie, la bionda amante di Auteuil e che si era già vista in "36, Quai des Orfèvres", nella realtà è la moglie del regista. Il titolo originale (quello italiano è invece completamente anonimo) si riferisce al modello di pistola che il protagonista utilizza contro i suoi nemici.

2 commenti:

  1. Questo film purtroppo non è ancora arrivato dalle mie parti. Spero comunque di poterlo vedere. E' da un po' che non vedo un film francese al cinema (a parte Persepolis).

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  2. Anche a Milano è stato penalizzato dalla distribuzione, tanto che ho dovuto andare a vederlo in un cinema (l'Odeon) che di solito evito accuratamente... ma era l'unico che lo programmava (e naturalmente il secondo tempo era tutto fuori fuoco).

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