19 ottobre 2020

The bad batch (Ana Lily Amirpour, 2016)

The bad batch (id.)
di Ana Lily Amirpour – USA 2016
con Suki Waterhouse, Jason Momoa
**

Visto in TV (Netflix).

In un mondo (futuro?) dove i criminali, i reietti e i "membri non funzionanti della società" (rinominati "the bad batch", che potremmo tradurre come "il lotto difettato") vengono isolati e spediti a vivere nel deserto del Texas, la stessa sorte capita alla giovane Arlen (Suki Waterhouse). Ribelle e introversa, la ragazza non si troverà a suo agio né fra i culturisti selvaggi, tatuati e cannibali (!) che abitano nelle lande desolate (e che le mangiano un braccio e una gamba!) né con gli appena più civilizzati abitanti di Comfort, cittadina fortificata e dominata dal carismatico DJ – con tanto di harem – che si fa chiamare "il Sogno" (Keanu Reeves) e che conserva il proprio potere dispensando musica e droghe. Ma sceglierà di seguire uno dei primi, Miami Man (Jason Momoa), per aiutarlo a ritrovare la figlioletta (Jayda Fink) che proprio lei gli aveva sottratto... Il secondo lungometraggio della Amirpour è, come il precedente "A girl walks home alone at night", un pastiche bizzarro e originale, per quanto non del tutto riuscito. Le suggestioni (fra "Mad Max" e "1997: Fuga da New York", per non parlare di scenari che sembrano usciti da un film di Robert Rodriguez, Tarantino o Jodorowsky) legate al mondo selvaggio e distopico in cui un'umanità di reietti e di freak vive allo sbando, nonché alcuni interessanti personaggi o situazioni quasi da cinema sperimentale o underground (a partire dalla protagonista amputata), non riescono a compensare il soggetto esile, la mancanza di ritmo e l'inconcludenza narrativa (non sappiamo quasi nulla del passato dei personaggi e in molti casi essi vengono abbandonati senza una risoluzione), senza contare che è difficile trovare qualcuno a cui aggrapparsi o con cui empatizzare (la stessa Arlen rimane muta per gran parte della pellicola e si comporta poi in maniera irrazionale, prima di manifestare una sorta di ricerca di riscatto o redenzione, il desiderio di "essere la soluzione per qualcosa"). Apprezzabile, comunque, il cinismo e la mancanza di buoni sentimenti: Arlen non si lascia tentare da impulsi materni nei confronti della bambina, e il tenero coniglietto finisce arrostito. Nel cast anche un irriconoscibile Jim Carrey (il vecchio eremita), nonché Giovanni Ribisi, Diego Luna e Yolonda Ross. Premio speciale della giuria alla mostra del cinema di Venezia.

2 commenti:

In The Mood For Cinema ha detto...

Devo dire che concordo alla grande con tutto quanto scrivi, sia per quanto attiene lati positivi che lati negativi. Fatto sta che il tipo di protagonista già di per sé rende il film quasi un richiamo a vecchi personaggi cult di un cinema che ormai non esiste più e comunque le atmosfere malsane che si respirano riescono a conquistare.

Christian ha detto...

Esatto! Aggiungo che la Amirpour è una regista interessante, dal background complesso e lontana dagli stereotipi legati al "cinema femminile" (qualunque cosa significhi), e forse varrà la pena di seguirla anche nelle sue evoluzioni future.