27 luglio 2020

Curtiz (Tamás Yvan Topolánszky, 2018)

Curtiz (id.)
di Tamás Yvan Topolánszky – Ungheria 2018
con Ferenc Lengyel, Evelin Dobos
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Visto in TV, in originale con sottotitoli.

Nel 1942 il regista di origini ungheresi Michael Curtiz si accinge a girare a Hollywood una pellicola che cambierà le storia del cinema e, forse, le sorti della guerra in corso in Europa: "Casablanca". Mentre lotta con la produzione, cerca di trovare un finale adeguato, tiene a bada le ingerenze del responsabile della commissione governativa, Mr. Johnson (Declan Hannigan), che si aggira sul set per assicurarsi che il film non veicoli valori anti-americani, e contemporaneamente fa ogni sforzo per far uscire la sorella dall'Ungheria in orbita nazista, Curtiz deve fare i conti con l'inatteso arrivo della figlia di primo letto Kitty (Evelin Dobos), che non vedeva da 19 anni e che si è procurata un ruolo di comparsa pur di poter incontrare il padre. Fra biopic e metacinema, un "dietro le quinte" del film più famoso di tutti i tempi: ma dei vari Bogart, Bergman e Lorre intravediamo soltanto a tratti le figure, sfocate sullo sfondo per brevi istanti o addirittura fuori inquadratura, per focalizzarci invece sulle contraddizioni intime e il carattere spigoloso di Curtiz, cinico e donnaiolo, dispotico sul set e idiosincratico verso gli attori, ma incerto e insicuro nel profondo, raccontato attraverso il suo rapporto con la figlia, che cerca inutilmente di comprenderlo, e con l'antagonistico Johnson, che dubita della sua fedeltà alla causa americana (il film che sta girando dovrebbe mandare un messaggio di speranza e stimolare i giovani a combattere, ma il regista non sembra condividere la fiducia che si possa vincere la guerra). Raffinato nella forma (la fotografia è in bianco e nero, salvo colorarsi occasionalmente con la luce rossa che indica che sul set si sta girando, o con il fascio blu del proiettore), e con una colonna sonora jazz e sincopata, il film è ingessato e pretenzioso, anche se non privo di stimoli e di retroscena sulla lavorazione di "Casablanca" (come il fatto che la sceneggiatura venisse continuamente riscritta sul momento, che la scena dell'aeroporto fu girata con un falso aereo minuscolo e dei nani vestiti da meccanici, che il finale – rappresentato come un momento di presa di coscienza sociale e civile da parte del regista – fu scelto solamente all'ultimo istante). Scott Alexander Young è il produttore Hal B. Wallis, Jozsef Gyabronka l'attore S.Z. Sakall. Da notare le frecciatine a Trump (si dice che Ronald Reagan si è arruolato perché vuole rendere l'"America great again", e si parla di "alternative facts"). In una scena si vede Lucas, il figlio di Bess (Nickolett Barabas), la seconda moglie di Curtiz, mentre disegna astronavi e personaggi di "Star Trek": anche se è improbabile che abbia ideato lui il design dei vulcaniani e dell'Enterprise, Lucas fu in effetti uno degli scrittori e dei registi che lavorarono alla serie di Roddenberry.

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