7 giugno 2020

Gemini man (Ang Lee, 2019)

Gemini man (id.)
di Ang Lee – USA 2019
con Will Smith, Mary Elizabeth Winstead
*1/2

Visto in TV.

Henry Brogan (Will Smith), infallibile cecchino impiegato dal governo americano in missioni segrete in giro per il mondo per "eliminare" terroristi, ha deciso di andare in pensione. Ma i suoi stessi superiori intendono ucciderlo per evitare che scopra che è stato clonato: esiste infatti una sua versione più giovane che dovrà sostituirlo, nella speranza che a differenza sua non provi stanchezza nell'uccidere e non sviluppi una "coscienza". E naturalmente proprio a "Junior" sarà affidato l'incarico di rintracciare ed eliminare Henry, che dal suo canto vedrà nel ragazzo l'opportunità di rivivere la propria esistenza, questa volta in maniera più compiuta e soddisfacente. Da un soggetto di Darren Lemke rimasto nel limbo per oltre vent'anni, un film d'azione che mantiene molto meno di quanto promette. Gli sviluppi della storia sono scontati, le situazioni viste e straviste, i personaggi senza caratterizzazione (a parte quella necessaria per la trama), e i comprimari e il cattivo – Henry è aiutato dall'agente Danielle Zakarewski (Mary Elizabeth Winstead) e dall'amico di un tempo Barone (Benedict Wong), mentre l'antagonista è Clive Owen – del tutto generici o intercambiabili. Persino la direzione di Ang Lee è abbastanza anonima, anzi stupisce trovare il nome del regista taiwanese associato a questo progetto (avrebbe potuto girarlo un qualsiasi mestierante). A parte il tema del conflitto generazionale, l'aspetto più interessante è quello tecnico, e non solo per il "ringiovanimento" digitale di Will Smith che gli consente di interpretare due parti (anzi, tre), di combattere contro sé stesso e di apparire al contempo ventenne e cinquantenne. Come il precedente film di Lee, "Billy Lynn", l'intera pellicola (che naturalmente è uscita nelle sale anche in versione 3D) è stata girata e proiettata con un high frame rate (HFR) di 120 fotogrammi al secondo (anziché i consueti 24), dando alle immagini una nitidezza fin troppo elevata e iperreale: il risultato, soprattutto nelle sequenze ambientate nelle varie località "esotiche" in cui si svolge la storia, come Cartagena o Budapest, fa pensare agli spot turistici. Brutto il doppiaggio italiano.

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