15 aprile 2020

Rêve à la Lune (F. Zecca, G. Velle, 1905)

Rêve à la Lune, aka L'amant de la Lune
di Ferdinand Zecca, Gastón Velle – Francia 1905
con Ferdinand Zecca
**1/2

Visto su YouTube.

Un ubriaco (interpretato dallo stesso Zecca) torna a casa dopo una serata di bagordi. Infilatosi a letto non senza fatica, sogna di trovarsi ancora all'aperto e comincia a bisticciare con la Luna nel cielo, dapprima tirandole contro una bottiglia e poi cercando di raggiungerla: ma salire su un lampione e poi arrampicarsi lungo la parete di un edificio fino al tetto non servirà a nulla (se non a svegliare la gente che dorme). Una folata di vento lo porta poi via insieme al caminetto cui è aggrappato. E dopo aver attraversato un temporale, fra le nuvole che si aprono scorge finalmente il suo obiettivo: il gigantesco faccione della Luna, che con uno sbadiglio lo ingoia per poi risputarlo a terra. Il sogno si conclude e l'uomo si risveglia nella propria stanza, ma la sua lotta non è terminata: a farne le spese è questa volta l'orologio a pendola della casa che, proprio come la Luna in precedenza, viene centrato con una bottigliata. Movimentato film comico-onirico nello stile di Méliès, con cui Zecca – che lo ha girato in collaborazione con Gastón Velle – ritorna in chiave comica sul tema dell'alcolismo che già aveva affrontato in maniera più seria nel precedente “Les victimes de l'alcoolisme”. La miscela di commedia, avventura e sogno è affascinante, ma la pellicola presenta anche alcune inquadrature e soluzioni tecniche innovative per l'epoca: su tutte la scena in cui Zecca si arrampica sulla parete del palazzo, girata mediante un carrello in movimento verso l'alto (la prospettiva sembra anticipare quella di videogiochi come “Donkey Kong”!). Da notare anche il primo piano della porta che mostra le difficoltà dell'uomo nell'infilare la chiave nella toppa, e soprattutto la pendola che oscilla incessantemente, sulla sinistra dell'inquadratura, nelle scene ambientate all'interno della casa, per essere arrestata soltanto dalla rottura dell'orologio nel finale: il suo movimento, che attira irresistibilmente lo sguardo dello spettatore (è quasi impossibile non catalizzare l'attenzione su di essa), è ipnotico nel vero senso della parola, visto che ricorda gli oggetti in movimento che gli ipnotizzatori usano per portare i propri pazienti nello stato di trance. E naturalmente l'oscillazione si ripresenta trasfigurata nel sogno, attraverso quella del lampione e poi del caminetto su cui l'uomo si arrampica nel suo tentativo di raggiungere la Luna.

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