12 aprile 2020

La vie et la passion de Jésus-Christ (Zecca, Nonguet, 1903)

La vie et la passion de Jésus-Christ
di Ferdinand Zecca, Lucien Nonguet – Francia 1903
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Ispirato nell'iconografia alle illustrazioni della Bibbia di Gustave Doré, questo vero e proprio kolossal dell'epoca porta sullo schermo il racconto evangelico, dall'annunciazione alla nascita di Gesù Cristo, dal massacro degli innocenti alla fuga in Egitto, dai primi miracoli alla predicazione, dall'arrivo a Gerusalemme all'ultima cena, dalla via crucis alla resurrezione ed ascensione. Non è la prima trasposizione cinematografica della vita di Gesù (fra il 1897 e il 1900 c'erano già state quelle firmate da Anthelme Léar, Georges Hatot, Gaston Breteau e Henry C. Vincent) ma, al momento della sua realizzazione, era senza dubbio la più ambiziosa. Iniziato nel 1902 e co-diretto da Lucien Nonguet e Ferdinand Zecca sotto la supervisione di quest'ultimo, con i suoi 44 minuti si trattava forse del più lungo film di finzione mai girato fino ad allora. In realtà è sbagliato parlarne come se si trattasse di un'opera unica: la pellicola è infatti composta da 32 tableaux (quadri o episodi) separati, autonomi e indipendenti, progettati per essere venduti – e proiettati – sia in gruppo che singolarmente. Secondo il progetto iniziale avrebbero dovuto essere soltanto 18, ma il grande successo spinse rapidamente la Pathé, la casa produttrice, a incrementarne il numero (in seguito vennero comunque allestiti anche dei pacchetti “ridotti”, composti da soli 12 o da 20 tableaux, a beneficio degli eventuali acquirenti). Pur non potendolo definire perciò un lungometraggio (o mediometraggio, secondo i criteri odierni), è comunque innegabile che il filo conduttore – il racconto evangelico – doni all'insieme una sua coerenza e un'identità ben precisa. A parte i titoli che introducono ogni episodio, sono assenti altri cartelli: d'altronde si presumeva che gli spettatori conoscessero già a menadito la storia narrata, rendendo facile seguire sullo schermo quella che non è altro che una rappresentazione di eventi già visti tante volte nell'arte e sulle pareti delle chiese, con episodi che si succedono senza bisogno di essere spiegati e personaggi introdotti senza presentazione (o caratterizzazione). Buona, comunque, la cura delle scenografie (quinte teatrali, evidentemente artificiali, ma in fondo realistiche e a tratti spettacolari) e dei costumi, per non parlare di occasionali “effetti speciali”, per lo più sovrimpressioni come nelle apparizioni degli angeli o nella scena di Gesù che cammina sulle acque (con l'attore sovrapposto a immagini del mare ondoso). La colorazione è fatta a mano, e si concentra sulle tuniche dei personaggi e su alcuni oggetti di scena. Pur sporadici, compaiono anche alcuni movimenti di macchina (carrelli) e stacchi (con due campi medi assai espressivi, entrambi durante la via crucis: Gesù con la corona di spine e la scritta “Ecce homo”, e la donna – santa Veronica – che mostra il panno in cui si è impresso il suo volto). Da notare come in ogni scenografia, per motivi di copyright, sia ben visibile il simbolo della Pathé (un gallo). I nomi degli attori sono sconosciuti, a parte quelli che interpretano Giuseppe e la vergine Maria (monsieur e madame Moreau). Il film riscosse un grande successo internazionale: la Gaumont lo imiterà nel 1906 (a opera di Alice Guy), mentre Zecca ne realizzerà un'altra versione nel 1907 (“Vie et passion de notre seigneur Jésus-Christ”), stavolta insieme a Segundo de Chomón.

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