9 marzo 2020

The front runner (J. Reitman, 2018)

The Front Runner - Il vizio del potere (The Front Runner)
di Jason Reitman – USA 2018
con Hugh Jackman, Vera Farmiga
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Visto in divx.

La (vera) storia dello scandalo che nel 1988 pose fine alla candidatura del senatore Gary Hart nelle primarie del partito democratico per la presidenza degli Stati Uniti, dove i sondaggi lo davano come il favorito ("the front runner", appunto). Dopo aver sfidato i giornalisti, che lo sospettavano di una tresca extraconiugale, a "seguirlo giorno e notte", alcuni di questi lo presero in parola, portando così alla luce una sua scappatella con una giovane avvocatessa di Miami. Nel giro di pochi giorni, Hart fu costretto a ritirarsi dalla corsa alla presidenza e la nomination passò a Dukakis, che perse poi contro Bush. Di impianto corale, il film racconta la vicenda da molteplici punti di vista: quello di Hart stesso (interpretato da Hugh Jackman), che però è sempre stato assai laconico sulla propria vita privata; quello della sua famiglia, in particolare la moglie Lee (Vera Farmiga), messa sotto assedio dalle attenzioni dei media; quello dei membri del suo comitato elettorale, guidato da Bill Dixon (J.K. Simmons); e quello dei tanti giornalisti che gli gravitano attorno. Più che sull'evento stesso, la pellicola intende lanciare una riflessione sul tema della privacy dei personaggi pubblici, in particolare dei politici, quando i pettegolezzi sulla loro vita privata diventano preponderanti, sui media, rispetto alle loro idee e al loro lavoro. Questo perché, come spiega uno dei giornalisti, la morbosità viene direttamente dal pubblico, che non perdona ai propri rappresentanti il minimo strappo all'immagine di integrità che essi stessi si sforzano con ogni mezzo di trasmettere. In tutto questo c'è naturalmente tanta ipocrisia, a partire dall'ossessione tutta americana (e dalla fobia puritana) per e contro il sesso, dove una presunta scappatella ha più risalto delle idee politiche e dei contenuti di una campagna elettorale (comunque imperniata sull'immagine: si commenta che già solo l'aspetto o il taglio di capelli di un candidato può fruttargli parecchi punti nei sondaggi). A suo modo, in fondo, è un film di denuncia. Peccato però che, a parte qualche scena o momento interessante (come quelli che riguardano A.J. Parker (Mamoudou Athie), il giovane giornalista idealista che pone ad Hart la domanda fatidica), nel complesso il film sia moderatamente piatto e noioso, incapace di scavare a fondo nella materia di cui tratta, anche perché la figura di Hart resta elusiva e anonima. Nel vasto cast anche Alfred Molina (che interpreta Ben Bradlee, il celebre direttore del "Washington Post"), Sara Paxton (Donna Rice), Mark O'Brien e Molly Ephraim.

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