28 febbraio 2020

Outrage coda (Takeshi Kitano, 2017)

Outrage coda (id.)
di Takeshi Kitano – Giappone 2017
con Takeshi Kitano, Toshiyuki Nishida
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Visto in divx.

Terzo e conclusivo capitolo, dopo "Outrage" (2010) e "Outrage beyond" (2012), della saga yakuza di Kitano. Otomo ("Beat" Takeshi) si è ritirato a vivere in Corea, nell'isola di Jeju, affiliandosi all'organizzazione del potente signor Chang (Tokio Kaneda). Nel frattempo, in Giappone, il clan Hanabishi (che ha assorbito i Sanno) è guidato dall'infido Nomura (Ren Osugi), malvisto dai suoi stessi sottoposti perché è più un impiegato che un vero yakuza ("Non hai neanche un tatuaggio!"), che pianifica di eliminare i suoi scomodi vice, Nishino (Toshiyuki Nishida) e Nakata (Sansei Shiomi), gangster della vecchia guardia. Ma questi si coalizzano contro di lui, sfruttando la ruggine fra Chang e il giovane Hanada (Pierre Taki) per scatenare una guerra fra bande, nella quale sarà coinvolto anche Otomo, che assieme al fido Ishikawa (Nao Omori) tornerà in Giappone per mettere in atto la propria vendetta. Rispetto ai due film precedenti, il ritmo è più disteso e meno frenetico: le scene d'azione e di violenza sono limitate, mentre per gran parte della pellicola assistiamo a lunghi dialoghi o confronti faccia a faccia, attraverso i quali si dipanano in modo freddo e tagliente gli intrighi, i complotti e le lotte clandestine fra i vari membri della yakuza. Pur proseguendo dunque nel raccontare guerre di potere e tradimenti incrociati, il film risulta perciò assai distante come tono dai precedenti: inoltre, complice il ruolo limitato che il regista riserva a sé stesso, solo a tratti si intravedono le caratteristiche anarchiche e poetiche del Kitano di un tempo (per esempio nell'incipit, con gli yakuza intenti a pescare sul molo in immancabile camicia hawaiana; e nelle brevi scene degli scoppi di improvvisa violenza). Mitica la risposta di Otomo quando Hanada gli chiede come si chiami: "Il mio nome è 'levati dai coglioni'. Bel nome vero?". L'ultima inquadratura, riservata alla morte del protagonista, sembra rappresentare un ennesimo e malinconico addio al genere (resuscitato, pare, solo per ragioni di cassetta), una sorta di canto del cigno. Nel complesso, non si può parlare di delusione, ma solo di inevitabilità (e di mancanza di sorprese). Nel vasto cast – è quasi un film corale! – anche Yutaka Matsushige (il poliziotto Shigeta), Tatsuo Nadaka, Ken Mitsuishi e Hakuryu, molti dei quali ritornano dai film precedenti. Musiche di Keiichi Suzuki.

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