18 dicembre 2019

Quei bravi ragazzi (Martin Scorsese, 1990)

Quei bravi ragazzi (Goodfellas)
di Martin Scorsese – USA 1990
con Ray Liotta, Robert De Niro, Joe Pesci
***1/2

Rivisto in TV.

Cresciuto a Little Italy nel "mito" della malavita italo-americana, il gangster Henry (Ray Liotta) racconta la sua carriera criminale fra il 1955 e il 1980, dai primi lavoretti da adolescente per conto dei boss del quartiere – fra cui Paul Cicero (Paul Sorvino) – all'amicizia con lo spietato Jimmy (Robert De Niro) e l'imprevedibile Tommy (Joe Pesci), dal matrimonio con Karen (Lorraine Bracco) alla scelta di mettersi in proprio nel mercato della droga, fino all'arresto da parte della Narcotici e alla decisione di "vuotare il sacco", accusando i propri complici pur di salvarsi la vita. Tratto da un romanzo di Nicholas Pileggi ("Il delitto paga bene", ispirato alla vera storia di Henry Hill, gangster e poi collaboratore di giustizia), il film è uno dei capolavori di Scorsese, un tuffo a pieni polmoni nel colorato mondo della mafia italo-americana, raccontato con passione e ironia. Dopotutto il punto di vista, nonché la voce narrante, è quella di Henry, che esordisce con la frase "Che io mi ricordi ho sempre voluto fare il gangster" e prosegue esaltando a più riprese lo stile di vita di chi può prendersi (con la forza) tutto quello che desidera. Furti, omicidi e ricatti sono solo il contorno di una vita sopra le righe, con poche (ma severe) regole da seguire (il rispetto per i boss, per esempio) e tanti vantaggi, al prezzo però di guardarsi sempre le spalle, perché la propria condanna a morte potrebbe giungere quando meno la si aspetta, magari per mano di un amico (o meglio, di un "bravo ragazzo", come Henry definisce i mafiosi). Quella dei gangster è come una grande famiglia, dove tutti si conoscono e si frequentano (anche le mogli o le fidanzate), dove si vive da nababbi e si commettono crimini con estrema leggerezza, in un continuo stato di trance o di incoscienza (tanto "nessuno va in galera, se non ci vuole andare", spiega il protagonista). Attorno a Henry si muovono figure indimenticabili, rese tali dalla sceneggiatura e da una regia praticamente perfetta, certo, ma anche dagli interpreti. De Niro, per una volta figura periferica, dà vita con pochi tratti a un criminale imperscrutabile, che dietro l'aria affabile e il sorriso è sempre pronto a pugnalare alle spalle ("Jimmy era uno di quelli che al cinema fanno il tifo per i cattivi"), mentre Pesci ruba la scena nel ruolo del siciliano permaloso e problematico, pronto a uccidere per un insulto o uno scherzo. Nella struttura episodica, sorretta dal montaggio di Thelma Schoonmaker, spicca l'ultima giornata di Henry prima dell'arresto, scandita dai riferimenti temporali e dalla mescolanza di atti criminali (il traffico di droga) e domestici (la preparazione della cena in famiglia), a dimostrazione che per questi personaggi il crimine è uno stile di vita indissolubilmente legato alla quotidianità. L'ironia, i dialoghi, la mescolanza di stili, col senno di poi, anticipano e prefigurano il cinema post-moderno di Quentin Tarantino ("Pulp Fiction", in molti aspetti, gli è debitore). Trent'anni più tardi, con "The irishman" (ancora De Niro e Pesci nel cast), Scorsese ne realizzerà quasi una versione aggiornata, più realistica e meno glamour nei confronti del crimine organizzato. Da elogiare anche la fotografia di Michael Ballhaus e la colonna sonora d'epoca (con brani come l'exit di "Layla" di Derek and the Dominos e "Rags to Riches" di Tony Bennett). Nel cast anche i genitori di Scorsese (sua mamma Catherine, in particolare, intepreta la madre di Tommy), Samuel L. Jackson, Chuck Low e Gina Mastrogiacomo. Sei nomination agli Oscar: Pesci vinse la statuetta come miglior attore non protagonista. L'inquadratura finale in cui Tommy spara verso lo spettatore è un omaggio al film muto del 1903 "La grande rapina al treno".

2 commenti:

Alessandra ha detto...

Solo uno dei tanti capolavori di Scorsese. The Irishman devo ancora trovare il tempo di vederlo, ma spero non mi deluda, anche se devo ammettere che non sono mai stata delusa da Scorsese.

Christian ha detto...

Non dovrebbe deluderti, infatti! "The irishman" è molto simile a questo, ma più cupo e realistico e meno "spigliato" (d'altronde i protagonisti sono molto più vecchi).