13 dicembre 2019

Downsizing (Alexander Payne, 2017)

Downsizing - Vivere alla grande (Downsizing)
di Alexander Payne – USA 2017
con Matt Damon, Hong Chau
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Visto in TV, con Sabrina.

Alcuni scienziati norvegesi inventano un metodo per miniaturizzare gli esseri viventi fino all'altezza di pochi centimetri: l'ideale per risolvere il problema della sovrappopolazione del pianeta e per risparmiare risorse e materie prime. Il ridimensionamento avviene su base volontaria, eppure solo una parte della popolazione accetta di sottoporsi al trattamento. Una volta ridotte, le persone – fra cui il terapista occupazionale Paul Safranek (Matt Damon) – si trasferiscono a vivere in apposite comunità "su misura", dove possono godersi quella che sembra a tutti gli effetti una pensione dorata (pur smettendo di lavorare, e con pochi soldi a disposizione, possono concedersi "enormi" abitazioni e tutto ciò che desiderano). Ma dietro le apparenze, anche nel mondo in miniatura esistono disuguaglianze e povertà... Un intrigante spunto fantascientifico (benché non certo originale, visto che romanzi, film e fumetti sul tema della miniaturizzazione non mancano: da "Tre millimetri al giorno" di Richard Matheson alla classica storia dei Fantastici 4 "Terrore in una piccola città" di John Byrne, dai primi esperimenti di Georges Méliès a "Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi", per citare solo qualche titolo) per un film che – come il suo protagonista – dimostra ben presto di non sapere quale strada prendere. E che dunque continua a spostare il proprio focus, cambiando ripetutamente tono e direzione, affontando un argomento, giocandoci un po', per poi passare ad altro nel giro di un istante. All'inizio sembra voler esplorare le conseguenze realistiche di una simile scoperta scientifica (e pazienza se la premessa richiede una certa sospensione dell'incredulità: dove va a finire la massa che scompare? e come possono restare inalterate tutte le funzioni biologiche?), come gli aspetti sociali legati alla convivenza fra persone mini e maxi, o quelli economici o produttivi. Poi si focalizza sul lato esistenzialista, con il protagonista che rimane da solo perché la moglie Audrey (Kristen Wiig), che avrebbe dovuto farsi miniaturizzare insieme a lui, si tira indietro all'ultimo momento. In seguito irrompe la denuncia sociale, con la separazione fra le classi privilegiate e i lavoratori/immigrati clandestini (che vivono in un ghetto, con echi addirittura di "Metropolis"). A questo punto c'è persino una sottotrama romantica interclassista, fra Paul e la dissidente vietnamita Ngoc Lan (Hong Chau). E infine si giunge alla SF apocalittica ed ecologista, con l'annuncio di un'imminente fine del mondo e la tentazione, per il protagonista , di unirsi a coloro che intendono rifugiarsi sotto terra per sopravvivere. Ogni porzione di film dimentica i temi e i dilemmi della precedente, mutando radicalmente anche la caratterizzazione dei personaggi: il risultato è un ambizioso insieme di idee pure interessanti ma mai sviluppate fino in fondo. Quasi inevitabile il flop di pubblico e di critica. Nel cast anche Christoph Waltz (il "gaudente" Dusan Mirkovic), Udo Kier (il suo compagno Konrad) e Rolf Lassgård (lo scienziato norvegese).

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