28 ottobre 2019

Under the skin (Jonathan Glazer, 2013)

Under the skin (id.)
di Jonathan Glazer – GB/USA 2013
con Scarlett Johansson, Adam Pearson
*1/2

Visto in TV.

Una misteriosa donna si aggira per la Scozia a bordo di un furgone, adescando gli uomini che incontra. Dopo essersi assicurata che vivano da soli e che non abbiano famiglia, li conduce in una casa disabitata, dove li immerge in una strana vasca e ne risucchia l'intero contenuto del corpo, lasciandone solo la pelle. La donna è infatti una creatura aliena. Dal romanzo "Sotto la pelle" di Michel Faber, una pellicola di fantascienza low budget che, nonostante il flop al botteghino, è assurta nel corso degli anni a film di culto, soprattutto in patria (c'è stato chi, come "The Guardian", l'ha inserita nella lista dei migliori film del ventunesimo secolo). Ma è decisamente sopravvalutata: esile, ripetitiva e pretenziosa, cerca di proporsi con stilemi lontani da quelli del cinema mainstream, alternando scene iperrealistiche ad altre da video-arte (il regista proviene da spot pubblicitari e videoclip musicali, e si vede), con una storia senza trama ma che intende stimolare riflessioni (il mondo degli umani osservato da un punto di vista alieno) e suscitare inquietudini alla David Lynch (una delle vittime della protagonista è persino una sorta di Elephant Man), risultando però solo noiosa, snervante e monotona. E nemmeno tanto originale (chi ricorda "L'alieno"?) o creativa, senza significati profondi se non i soliti rimandi ai predatori sessuali (qui la donna sanguisuga o la femme fatale: la sessuofobia impera) o riflessioni appena abbozzate sulla solitudine e l'isolamento degli emarginati. L'inespressività della Johansson, poi, non aiuta di certo (il resto del cast è composto da attori non professionisti, con molte scene girate con telecamere nascoste). Il momento più intrigante, il disvelamento finale dell'alieno, arriva troppo tardi, quando lo spettatore probabilmente sta già dormendo. Fra le poche cose interessanti, gli scenari (urbani, rurali e costieri) e soprattutto il missaggio sonoro (rovinato però nell'edizione italiana da un brutto doppiaggio dei passanti e del brusio di fondo, che uccide tutto il realismo).

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