22 agosto 2019

As seen through a telescope (G. A. Smith, 1900)

As seen through a telescope
di George Albert Smith – GB 1900

Visto su YouTube.


Un uomo, in strada, sta guardando qualcosa con un cannocchiale. Uno stacco, e un mascherino circolare ci mostra quello che sta osservando: la caviglia di una ragazza, in sella a una bicicletta, la cui scarpa viene allacciata dal suo compagno. Il passaggio dalla scena d'insieme al dettaglio in soggettiva consente allo spettatore di calarsi nei panni del protagonista e di vedere quello che sta vedendo lui, come se la macchina da presa sostituisse l'occhio del personaggio: una trovata da allora sfruttata ripetutamente dal linguaggio del cinema, ma che probabilmente nel 1900 era ancora una novità. E per questo motivo il film – come molti dei primi lavori di Smith e dei suoi colleghi della scuola di Brighton – ha una grande importanza nell'evoluzione dello stile cinematografico, rappresentando uno dei primi casi in cui il montaggio – e il cambio di prospettiva – viene usato per raccontare una storia. Si tratta, per la precisione, di una scenetta comica, che si completa quando l'uomo che aveva allacciato la scarpa della ragazza (accarezzandole anche velocemente la gamba), passando al fianco del nostro "guardone", gli assesta uno scapaccione che lo fa finire per terra. In seguito, per diversi anni, l'uso dei mascherini circolari servirà ad attirare l'attenzione dello spettatore su un dettaglio della scena, mentre qui ha proprio la funzione di "simulare" la visione con un piccolo telescopio. Smith aveva già sfruttato il mascherino (e il primo piano in soggettiva) con la medesima funzione, quello stesso anno, in "Grandma's reading glass", in cui un ragazzino utilizza la lente d'ingrandimento della nonna per osservare da vicino una serie di oggetti (un giornale, la gabbia del canarino, il volto della nonna stessa, un gattino).

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