20 luglio 2019

Viaggio nella Luna (Georges Méliès, 1902)

Viaggio nella Luna (Le voyage dans la Lune)
di Georges Méliès – Francia 1902
con Georges Méliès, Bleuette Bernon
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Rivisto su YouTube.

Oggi, cinquantesimo anniversario dello sbarco sulla Luna, valeva la pena di riguardarsi la prima pellicola mai girata sull'argomento della conquista umana del nostro satellite. Liberamente ispirato a Jules Verne (e al suo classico romanzo “Dalla Terra alla Luna” del 1895), ma probabilmente anche all'allora più recente “I primi uomini sulla Luna” di H. G. Wells (1901), il film è senza dubbio il più noto fra tutti i lavori di Méliès. Ingenuo, estroso, surreale, teatrale e ovviamente muto (e privo di didascalie: ma all'epoca in sala era spesso presente un “narratore” che spiegava al pubblico quello che accadeva sullo schermo), il film comincia con un congresso di astronomi (con il tipico cappello a punta da stregoni) che decide di costruire una navicella per raggiungere la Luna: si tratterà di un proiettile cavo, sparato da un enorme cannone appositamente fabbricato e puntato verso il nostro satellite. Dopo aver progettato e supervisionato la costruzione dell'apparecchio, sei degli astronomi (fra cui il presidente Barbenfouillis, interpretato dallo stesso Méliès) si introducono nella navicella e vengono lanciati verso l'obiettivo: il proiettile si conficca nell'occhio del “faccione” della Luna, in una delle immagini più iconiche della storia dei cinema dei primordi, entrata nell'immaginario collettivo (ma è da notare che il regista francese aveva già mostrato sullo schermo una Luna dal volto umano in due suoi lavori precedenti: “Le cauchemar” del 1896 e soprattutto “La Luna a un metro” del 1898). Scesi sulla superficie del satellite (dove si respira come se ci fosse atmosfera), dopo un breve sonnellino disturbato da varie visioni e da una tempesta di neve, ne esplorano l'interno (dove crescono funghi e ci sono cascate d'acqua) e finiscono per scontrarsi con una tribù di seleniti (una sorta di demoni-crostacei), di cui sconfiggono il re. Costretti a fuggire (la ripartenza avviene semplicemente facendo cadere la navicella verso il basso, da un precipizio!), gli scienziati ammarano sul nostro pianeta, recando con sé un selenita, e saranno portati in trionfo dalla popolazione, che erigerà anche una statua a Barbenfouillis.

Méliès aveva già girato film assai complessi e divisi in più quadri (a partire da “Cenerentola” nel 1899), collegati dal montaggio o dalle dissolvenze, ma questo – che fra l'altro era la sua 400° pellicola – risultò subito degno di particolare nota per la ricchezza dei fondali e delle scenografie, per l'afflato avventuroso e fantastico della vicenda, e per il sapiente uso dei trucchi ottici (sovrimpressioni, doppie esposizioni) e teatrali che il regista aveva già messo a punto nei lavori precedenti, qui al servizio di “effetti speciali” del tutto funzionali alla storia e non soltanto messi in scena per stupire gli spettatori (come invece accadeva in molti altri film dell'epoca – non a caso si parla di “cinema delle attrazioni” e dello stesso Méliès). Con un costo stimato di 10.000 franchi (dovuti al gran numero di comparse e di costumi necessari, come quelli dei seleniti) e una durata di circa 14 minuti, era anche il film più lungo e ambizioso del cineasta francese fino ad allora: il coraggio venne ampiamente ripagato, visto che la pellicola divenne subito estremamente popolare e conobbe un successo di enorme portata, trasformandosi forse nel primo vero blockbuster globale della storia del cinema. La Star Film ne vendette copie in tutto il mondo, distribuendolo sia in bianco e nero sia (come era già accaduto per altri lavori) a colori, ossia con un'operazione di tinteggiatura a mano direttamente sulla pellicola. E naturalmente non mancarono casi di pirateria (ad opera, in particolare, di Thomas Edison in America) e la comparsa di imitazioni più o meno riuscite (“Excursion dans la lune” di Segundo de Chomón, del 1908, per esempio, ne è un rifacimento scena per scena). Da notare alcuni sottotesti satirici (sul colonialismo e l'imperialismo: impossibile prendere del tutto sul serio i balletti, le parate e le cerimonie che circondano prima il lancio e poi il ritorno degli astronomi sulla Terra). Estremamente influente e considerato ancora oggi il capostipite della fantascienza cinematografica, nel suo genere sarà eguagliato e forse superato soltanto da un'altra pellicola di Méliès, “Viaggio attraverso l'impossibile”, due anni più tardi. In tempi recenti, il film è stato omaggiato in “Hugo Cabret” di Martin Scorsese.

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