30 luglio 2019

Stasera ho vinto anch'io (R. Wise, 1949)

Stasera ho vinto anch'io (The Set-Up)
di Robert Wise – USA 1949
con Robert Ryan, Audrey Totter
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Rivisto in TV.

Stoker Thompson (Robert Ryan), anziano pugile la cui carriera non è mai decollata e che da tempo è sulla via del tramonto, attende di salire sul ring di Paradise City per battersi da sfavorito con il più giovane "Tiger" Nelson. A sua insaputa, il suo manager Tiny (George Tobias) si è accordato con il gangster Sullivan affinché perda dopo la seconda ripresa: e convinto che il vecchio atleta non abbia alcuna possibilità di vittoria (e per tenere per sé il denaro ricevuto), non si è nemmeno premurato di dirglielo. Contemporaneamente la moglie Julia (Audrey Totter), disillusa e stufa di vederlo perdere sul ring, medita di lasciarlo. Ma contro ogni pronostico, il veterano Stoker saprà ritrovare dentro di sé la forza e l'orgoglio per dare sfogo al proprio desiderio di rivalsa, a costo di pagarne le conseguenze. Assai conciso (dura poco più di un'ora) e girato interamente in tempo reale (i minuti che scorrono per lo spettatore sono gli stessi che scorrono per i personaggi, come sottolineato dai numerosi orologi che vengono inquadrati durante la vicenda), un piccolo gioiellino che va annoverato fra le migliori pellicole sul tema del pugilato, "sport cinematografico" per eccellenza, di cui mostra tutto il sordido sottobosco che lo circonda e che ne determina il fascino: ring e stadi di periferia, scommettitori incalliti o semplici appassionati, pugili professionisti e dilettanti allo sbaraglio, campioni e falliti, vecchie volpi e giovani novellini con la paura del primo incontro, abitudini e scaramanzie, le chiacchiere e i riti nello spogliatoio mentre si attende che giunga il proprio turno di salire sul ring. Grazie alla trovata del tempo reale abbiamo la possibilità di prepararci e trepidare insieme al protagonista prima dell'incontro, di assistere agli sguardi degli spettatori (molti dei quali ben caratterizzati con pochi tratti) durante il combattimento, di vivere quest'ultimo round dopo round e colpo dopo colpo, mentre all'esterno Julia cammina per le strade della città e del parco dei divertimenti adiacenti, chiusa nei suoi pensieri, fino alla stazione degli autobus da cui vorrebbe partire. E per questi motivi la semplicità dell'intreccio non va a detrimento della tensione, anzi contribuisce ad accrescerne l'intensità e il coinvolgimento emotivo. La sceneggiatura di Art Cohn è ispirata a un poema narrativo di Joseph Moncure March del 1928 (dove però il pugile protagonista era nero e appena uscito di prigione: l'elemento razziale viene qui a mancare). Ryan venne scelto perché prima di diventare attore era stato campione dei pesi massimi al college. Il titolo italiano si riferisce all'ultima frase pronunciata dalla moglie Julia.

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