15 luglio 2019

Nuvole di maggio (N. B. Ceylan, 1999)

Nuvole di maggio (Mayis sikintisi)
di Nuri Bilge Ceylan – Turchia 1999
con Muzaffer Özdemir, Emin Ceylan
**1/2

Visto in divx, in originale con sottotitoli in inglese.

Il cineasta Muzaffer (Muzaffer Özdemir) fa ritorno da Istanbul nel suo paese di origine, dove vivono ancora i genitori Emin e Fatma (interpretati dai veri genitori del regista), con l'intenzione di cercare volti e location per un film. Praticamente il seguito del lavoro d'esordio del regista, "Kasaba" (o il suo making of: la scena che Muzaffer gira con i parenti nel bosco è proprio una di quelle della pellicola precedente, e la trovata ricorda un po' il gioco di scatole cinesi della trilogia di Koker di Abbas Kiarostami), di cui prosegue il discorso sui temi della famiglia e delle proprie radici. Oltre al protagonista, il lungometraggio segue la vita e i problemi di altri tre personaggi, tutti scelti da Muzaffer per recitare nel suo film: il padre Emil (Emil Ceylan), preoccupato che il governo espropri il terreno che ha sempre curato e coltivato per cinquant'anni; il piccolo Ali (Muhammad Zimbaoglu), un bambino che desidera che il padre gli regali un orologio con suoneria, e che per dimostrare di essere in grado di prendersene cura accetta di tenere in tasca per quaranta giorni un uovo senza romperlo; e Saffet (Emin Toprak), cugino di Muzaffer, che sogna di poter lasciare il villaggio e di trovare un lavoro nella grande città, a Istanbul. La storia di quest'ultimo personaggio, in un certo senso, sarà proseguita e raccontata nel successivo film di Ceylan, "Uzak", che con "Kasaba" e questo forma un'ideale trilogia. Lento, minimalista e affascinante, anche se a tratti un po' pretenzioso (nel senso che pretende molta attenzione e pazienza dallo spettatore, comunque ripagandolo), il film inizia a mettere in mostra i grandi punti di forza del regista turco, a partire da una certa qualità tarkovskiana che si riconosce soprattutto nella fotografia (si pensi alle scene del vecchio Emin che vaga nel suo bosco) e nella colonna sonora (a base di Bach, Händel e Schubert). Proprio la contaminazione stilistica fra Kiarostami e Tarkovskij, insieme ad elementi comunque personali e autobiografici, è quella che descrive al meglio il cinema di Ceylan.

2 commenti:

Claudio Z. ha detto...

Visto tempo fa, mi era piaciuto molto ma dovrei rivederlo. Si trova facilmente?

Christian ha detto...

Purtroppo no... Io ho faticato parecchio a trovare un file .mkv con i sottotitoli in inglese. Ma era l'ultimo film dell'ottimo Ceylan che ancora non avevo visto (i miei preferiti sono "Uzak" e "C'era una volta in Anatolia").