5 luglio 2019

La mia vita con John F. Donovan (X. Dolan, 2018)

La mia vita con John F. Donovan (The Death and Life of John F. Donovan)
di Xavier Dolan – Canada/Gran Bretagna 2018
con Kit Harington, Jacob Tremblay
**

Visto al cinema Colosseo.

L'undicenne Rupert (Jacob Tremblay), trapiantato dagli Stati Uniti in Gran Bretagna insieme alla madre (Natalie Portman), aspira a diventare un attore come il suo idolo John F. Donovan (Kit Harington), eroe di una serie tv. Ma non è l'unica cosa che hanno in comune: sia il bambino incompreso e bullizzato a scuola, sia il divo dalla vita apparentemente di successo, sono in realtà soli, infelici, emarginati e impossibilitati a esprimere la propria vera natura. John è gay, ma non può dichiararlo al pubblico né agirlo, prigioniero del proprio ruolo e dello show business (con tanto di una fidanzata di facciata): e come Rupert, si sente fuori posto nel mondo e schiacciato da tutto ciò che lo circonda, compreso il difficile rapporto con la madre (i padri, come spesso capita nel cinema di Dolan, sono assenti). All'insaputa di tutti, pur non essendosi mai incontrati di persona (anché perché vivono in continenti diversi), i due hanno una lunga corrispondenza epistolare: che anni più tardi, dopo la morte di John, sarà al centro di un libro scritto da Rupert, diventato a sua volta autore e divo di successo, intervistato da una giornalista (Thandie Newton) poco ricettiva ("Sono solo disavventure del primo mondo"). Al primo film in lingua inglese del francofono Dolan non mancano certo gli spunti e i temi interessanti (molti dei quali, come al solito, semi-autobiografici), così come la forte attenzione ai personaggi, ai loro sentimenti e alle loro relazioni: peccato che, man man che la pellicola proceda, aumentino i cliché e si notino momenti sempre più retorici e forzati (in particolare quando è di scena il bambino, personaggio poco credibile e dai dialoghi innaturali: la meno riuscita è la scena del tema sulla madre con successiva riconciliazione). E le due storie narrate in flashback scorrono troppo parallele, senza un reale punto di contatto (fra John e Rupert non c'è una comunicazione diretta, tanto che non leggiamo mai le loro lettere, con l'eccezione di quella finale, e dunque non percepiamo in che modo il divo tormentato abbia il tempo di riuscire a dare fiducia e un appiglio a distanza al suo giovane fan). Nel cast anche Ben Schnetzer (Rupert da adulto), Susan Sarandon (la madre di John) e Kathy Bates (la manager). Michael Gambon è l'uomo incontrato nel ristorante. Nella colonna sonora pop si sentono "Rolling In The Deep" di Adele, "Bittersweet Symphony" dei Verve e "Stand by me" nella versione di Florence and The Machine. Curiosità: da piccolo Dolan ammirava Leonardo DiCaprio e gli scrisse una lettera che, a differenza di quanto accade nel film, rimase senza risposta.

0 commenti: