27 luglio 2019

Il club (Pablo Larrain, 2015)

Il club (El club)
di Pablo Larraín – Cile 2015
con Alfredo Castro, Antonia Zegers
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Visto in divx.

In una casa sulla costa, nel sud del Cile, quattro preti allontanati dalle loro parrocchie perché colpevoli di vari crimini (pedofilia, omosessualità o connivenza con la dittatura) conducono una vita riservata e da reclusi in compagnia di una suora sorvegliante (Antonia Zegers). In teoria dovrebbero trascorrere il tempo in preghiera e penitenza, ma in realtà si dedicano soprattutto ad addestrare un levriero per farlo competere nelle corse dei cani e guadagnare soldi con le scommesse. Sotto un'atmosfera grigia e plumbea, le cose peggiorano dapprima quando l'ingresso di un quinto prete trascina con sé anche un uomo – il suo ex chierichetto, diventato ora un folle barbone (Roberto Farías) – che lo accusa di aver abusato di lui; e poi precipitano con l'arrivo di un "consulente spirituale", padre Garcia (Marcelo Alonso), che vorrebbe instaurare regole più rigide e magari chiudere addirittura la casa... Larraín parla di chiesa e di pedofilia, è vero, ma tra le righe si riferisce soprattutto alla dittatura cilena (e alla successiva resa dei conti): non solo perché uno dei sacerdoti è stato un cappellano militare, che come confessore conosce (e serba per sé) tanti segreti dei torturatori, ma perché l'intera vicenda è una metafora su vittime e carnefici, su chi è colpevole (ma non prova sensi di colpa, anzi preferirebbe dimenticare tutto e trascorrere una vecchiaia tranquilla) e su chi non può far a meno di ricordare, o gridare al mondo, quello che gli è successo. Cupo e d'atmosfera, il film non banalizza l'argomento, mostrandone invece tante sfaccettature senza retorica o qualunquismo: parla di sofferenza, dolore, morte, violenza, sopraffazione, controllo dei propri istinti, espiazione, vendetta e follia, lasciando che i punti di vista di ciascuno vengano alla luce e illustrando le turbe psichiche di vittime e carnefici, prigionieri in fondo gli uni degli altri e legati indissolubilmente fra loro. Fra i quattro sacerdoti spicca Alfredo Castro (intenso come sempre) nei panni di padre Vidal. Gran premio della giuria al Festival di Berlino.

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