8 giugno 2019

X-Men: Dark Phoenix (S. Kinberg, 2019)

X-Men: Dark Phoenix (Dark Phoenix)
di Simon Kinberg – USA 2019
con James McAvoy, Sophie Turner
*1/2

Visto al cinema Colosseo.

Durante una missione di salvataggio nello spazio, Jean Grey (Sophie Turner) viene investita da una misteriosa forza cosmica che amplifica il suo potere a dismisura ma le rende anche impossibile controllarlo, anche perché riporta alla luce quei traumi infantili che il professor Xavier (James McAvoy) aveva sempre cercato di nasconderle... Approfittando del fatto che "Giorni di un futuro passato" ha resettato la linea temporale, il settimo film degli X-Men (nonché l'ultimo prodotto in proprio dalla Fox, prima che i personaggi – come già accaduto con Spider-Man – tornino nell'alveo della Marvel) sceglie di raccontare nuovamente la storia già narrata nel terzo, "Conflitto finale", ossia la saga di Fenice Nera, una delle avventure più celebri e acclamate della serie a fumetti. Il film di Brett Ratner era stato accolto tiepidamente dalla critica, ma questo "remake" non è purtroppo migliore. Kinberg, all'esordio come regista, aveva già lavorato come sceneggiatore e produttore a diverse pellicole della franchise, e curiosamente aveva scritto proprio lui il film del 2006: forse sarebbe stato meglio affidare l'impresa, stavolta, a qualcun altro. La caratterizzazione piatta dei personaggi, debole e meccanicamente funzionale alla trama, e la mancanza di pathos ed epicità sono i difetti principali: mai si respira quell'intensità che rendeva indimenticabile la vicenda imbastita da Chris Claremont e John Byrne sulle pagine dei comics. Se i primi minuti – che ci presentano rapidamente il nuovo status quo degli X-Men agli inizi degli anni novanta (proseguendo nel trend, stabilito da "X-Men: L'inizio" in poi, di ambientare un film in ogni decennio a partire dagli anni sessanta) – sono accattivanti, man mano che la storia prosegue perde forza e incisività, fino a un finale dove il sacrificio di Jean giunge senza trasmettere nulla, anche perché manca ogni riflessione sul tema della corruzione del potere. E non parliamo dei tanti fili narrativi ignorati, lasciati in sospeso o semplicemente risolti in modo superficiale (la persecuzione dei mutanti, il risentimento di Hank verso Xavier). Un esempio: l'idea che gli X-Men siano inizialmente benvoluti e acclamati come eroi, potenzialmente stimolante, viene messa da parte in maniera rapida e poco convincente: possibile che basti un singolo incidente a capovolgere la percezione di tutti? Quanto ai cattivi di turno (fra cui Jessica Chastain), un incrocio fra gli alieni D'Bari e il Club Infernale, appaiono generici e derivativi (e questo purtroppo è un problema comune a molti film di supereroi), necessari solo per giustificare le lunghe scene d'azione. Dicevamo delle caratterizzazioni: non sono pochi i personaggi che cambiano idea in continuazione (Bestia, Magneto), che vengono sacrificati o eliminati dalla storia in maniera improvvisa (Mystica, Quicksilver), che hanno un ruolo tagliato con l'accetta (Ciclope) o soltanto di contorno (Tempesta, Nightcrawler). Gli attori, da parte loro, non sembrano impegnarsi più di tanto: il migliore, come sempre, è Michael Fassbender nella parte di Magneto. Tra le new entry: Dazzler (che si intravede alla festa nel bosco), Selene e Red Lotus (alleati di Magneto). Curiosità: è il primo film degli X-Men in cui non appare Wolverine (e senza un cameo di Stan Lee, cui è dedicata la pellicola). Fra le cose da salvare: la trovata di mostrare, nell'incipit, che i poteri di Jean nascondevano un "lato oscuro" sin dall'inizio, anche prima dell'arrivo di Fenice (è stata proprio lei, da bambina, a causare la morte della madre), anche se questo sminuisce poi la trasformazione in Dark Phoenix (rendendola soltanto un power-up); e la colonna sonora, con il nuovo tema composto da Hans Zimmer, semplice ma interessante.

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