10 aprile 2019

Mr. Nobody (Jaco Van Dormael, 2009)

Mr. Nobody (id.)
di Jaco Van Dormael – Belgio/Canada/Fra/Ger 2009
con Jared Leto, Diane Kruger
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Visto in TV.

Nel 2092, all'età di 118 anni, Nemo Nobody (Jared Leto) è l'ultimo mortale rimasto in un mondo in cui la scienza (attraverso il rinnovo infinito delle cellule) ha donato a tutti l'immortalità. Ma non ricorda nulla del proprio passato: e una seduta di ipnosi rivelerà una serie di fatti contraddittori e alternativi fra loro. A partire da quando aveva nove anni e fu costretto a scegliere se rimanere con il padre o con la madre che stavano divorziando, la vita di Nemo ha infatti seguito tutte le possibili biforcazioni, come se le diverse linee temporali coesistessero. E così, saltando da una possibilità all'altra (o anche avanti e indietro nel tempo), assistiamo alle tante possibili evoluzioni della sua esistenza, a seconda che abbia scelto (e/o sposato) una delle tre donne della sua vita, Anna (Diane Kruger), Elise (Sarah Polley) o Jeanne (Linh Dan Pham), che sia diventato ricco o rimasto povero, che sia morto da giovane oppure no... Pellicola ambiziosa, surreale e filosofico-esistenziale, che si sviluppa in mille rivoli e direzioni differenti. Ma proprio in questo sta il suo punto debole, visto che le tante varianti si succedono senza che alcuna di essa acquisti un valore o un significato particolare ai nostri occhi: una cosa vale l'altra e tutto vale tutto. Troppo denso e lungo, il film – che procede per accumulo con uno stile a metà fra "Il meraviglioso mondo di Amelie", il Gondry di "Se mi lasci ti cancello" e Wes Anderson – stufa ben presto anche lo spettatore che si chiede dove il regista (anche sceneggiatore) voglia andare a parare, saltando di palo in frasca: dal coming-of-age al film romantico, dal fantascientifico (il viaggio su Marte) all'onirico-surreale (il mondo esterno "costruito" come in "The Truman Show"), dall'esplorazione di teorie scientifiche o presunte tali (l'effetto farfalla, l'entropia e la freccia del tempo) ai sentimenti e alle paure innate (l'amore, la perdita, la depressione), dal potere dell'immaginazione (ovviamente di un bambino) alle riflessioni sul caso e la scelta (a un certo punto Nemo si affida a una moneta, come il Due Facce di Batman). E alla fine si rimane con ben poco di concreto in mano, visto che la relativizzazione impera: non a caso si cita una (per me brutta) frase di Tennessee Williams, "Ogni cosa avrebbe potuto essere un'altra e avrebbe avuto lo stesso profondo significato". Un concetto che detesto, perché in realtà ogni significato lo elimina, giustificando invece quasiasi cosa! Anche Resnais affrontava temi simili (si pensi a "Smoking"/"No smoking"), ma puramente come gioco intellettuale, senza rivestirli di tanta zavorra metafisica. Persino la colonna sonora è un guazzabuglio che mescola "Casta diva" e "Mr. Sandman", Satie e la "Pavane" di Fauré, Bach e Britten. In ogni caso il film è molto bello visivamente (la fotografia è di Christophe Beaucarne), e quello di Leto come attore è un autentico tour de force. Toby Regbo e Juno Temple sono Nemo e Anna a quindici anni.

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