4 aprile 2019

L'uccello dalle piume di cristallo (D. Argento, 1970)

L'uccello dalle piume di cristallo
di Dario Argento – Italia 1970
con Tony Musante, Suzy Kendall
**1/2

Visto in TV.

Lo scrittore americano Sam Dalmas (Tony Musante), a Roma ancora per pochi giorni prima di tornarsene in patria, assiste per caso al tentato omicidio di una donna (Eva Renzi) in una galleria d'arte, riuscendo a mettere in fuga l'omicida. È solo l'ultimo di una serie di delitti commessi da un misterioso serial killer con le mani guantate. E Sam, convinto di aver colto un dettaglio rivelatore (che non riesce però a ricordare), accetta di aiutare nelle indagini il commissario Morosini (Enrico Maria Salerno), mettendo però a repentaglio in questo modo la vita della propria compagna Giulia (Suzy Kendall). Il primo film diretto da Dario Argento (fino ad allora critico cinematografico e sceneggiatore), "erede" del thriller all'italiana di Mario Bava, è forse più un giallo che un horror, ma ha già molti degli ingredienti che faranno la fortuna del regista negli anni a venire (e che ritroveremo anche negli epigoni, per non parlare di serie a fumetti come "Dylan Dog"): una forte componente espressionista, soprattutto a livello visivo e cromatico (il rosso del sangue, il giallo del giubbotto indossato dal killer), una continua tensione, un'elevata dose di violenza (con molti stilemi provenienti dal poliziottesco o dal western all'italiana), un'atmosfera ambigua e calata nella quotidianità, personaggi eccentrici, psicotici o sopra le righe (cui fa da contraltare un protagonista invece piuttosto ingenuo e dalla caratterizzazione semplice), un vasto gioco di rimandi e di dettagli (con tanti indizi a carico un po' di tutti i personaggi di contorno). Il titolo (il primo di tre "animali" nei primi tre lungometraggi del regista: seguiranno gatti e mosche) si riferisce a un uccello rarissimo (che in realtà non esiste: quella che si vede è una comune gru coronata) il cui verso aiuterà a svelare l'identità dell'assassino. Renato Romano è l'amico Carlo, Umberto Raho è il marito della vittima, Mario Adorf è Berto Consalvi, il pittore pazzo che mangia i gatti, uno dei cui quadri naïf nasconde il segreto alla base degli omicidi. La sceneggiatura era originariamente ispirata al romanzo "La statua che urla" di Fredric Brown. Buona la confezione: la fotografia è di Vittorio Storaro, la colonna sonora di Ennio Morricone.

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