30 marzo 2019

Bulbul can sing (Rima Das, 2018)

Bulbul can sing
di Rima Das – India 2018
con Arnali Das, Manoranjoan Das
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Visto all'Auditorium San Fedele, con Marisa, in originale con sottotitoli (FESCAAAL).

La quindicenne Bulbul abita con la famiglia in una fattoria nell'Assam (uno stato rurale dell'India nord-orientale), bighellona per la campagna o va a scuola con gli inseparabili amici Bonny e Sumu, e vive le prime esperienze sentimentali. Ma in una società troppo ancorata ai valori del passato, che osteggia l'espressione dei giovani e ne reprime ogni individualità, persino gli amori adolescenziali diventano qualcosa di cui vergognarsi. Sorprese a sbaciucchiarsi con i fidanzatini, Bulbul e Bonny vengono infatti severamente punite dalla scuola e disapprovate dall'intero villaggio, tanto che l'amica sceglierà il suicidio. La svolta tragica (che pure era preceduta da segnali premonitori nell'incipit: l'immagine dell'altalena e i racconti sugli spiriti delle ragazze morte) modifica all'improvviso il mood di un film che appariva semplice e leggero, una storia di coming-of-age di impostazione episodica e corale. La denuncia di un mondo insensibile, oppressivo e patriarcale ne eleva il valore, pur lasciando un retrogusto sgradevole. Come capita spesso, le vittime sono i membri più sensibili della società (l'amico preso in giro da tutti perché debole ed effemminato, il fidanzatino che ama scrivere poesie). Nonostante il titolo, che fa riferimento alle (presunte) doti canore della protagonista (il cui padre vorrebbe che diventasse una cantante, mentre lei si trova a disagio a cantare in pubblico), non ci sono sequenze o canzoni in stile bollywoodiano: la pellicola è (per fortuna) di natura essenzialmente realista.

1 commento:

Marisa ha detto...

Film delicato che coglie benissimo come in una società prevalentemente collettiva e corale come quella indiana, soprattutto nell'india dei villaggi, manchi l'attenzione alla dimensione individuale e la fondamentale tolleranza di base del pantheon induista si rivela appunto solo una benevolenza riservata alle divinità (vedi l'idealizzazione degli amori giovanili di Krisna e Parvati) e non agli adolescenti e ai loro turbamenti.