6 dicembre 2018

L'elemento del crimine (Lars von Trier, 1984)

L'elemento del crimine (Forbrydelsens element)
di Lars von Trier – Danimarca 1984
con Michael Elphick, Jerold Wells
**1/2

Rivisto in DVD.

Sotto ipnosi al Cairo, un poliziotto rievoca la sua ultima missione in Europa, dove era stato richiamato due mesi prima per indagare sugli omicidi di un serial killer. Seguendo il metodo teorizzato dal suo anziano mentore (e descritto nel libro "L'elemento del crimine"), il detective si identifica nell'assassino, ripercorrendone tutti i passi. Il lungometraggio che segna l'esordio cinematografico di Lars von Trier (in precedenza autore di alcuni corti e mediometraggi realizzati da studente di cinema) è un noir lento e ipnotico, che punta le sue carte sull'atmosfera sospesa e misteriosa, sullo stile formalista e su una fotografia iperfiltrata, praticamente monocromatica (l'utilizzo di un'illuminazione con lampade a vapori di sodio rende le immagini color ambra o seppia), perennemente scura o con alternanza di luci e ombre come nell'espressionismo tedesco. Evidenti inoltre le ispirazioni al cinema di Tarkovskij (vedi anche le immagini di cavalli o asini morenti e l'abbondanza di acqua) e al mondo malsano de "L'infernale Quinlan" di Orson Welles. La storia stessa (e non solo perché è raccontata in prima persona dal protagonista, in trance, al suo terapista: il voice over, fra l'altro, richiama gli stilemi dell'hard boiled) ha una qualità onirica e kafkiana, mentre l'ambientazione è decadente: siamo in un mondo degradato e post-industriale, fra fabbriche dismesse, discariche, canali di scolo e uffici con posta pneumatica. L'intreccio poliziesco procede quasi in maniera random, scoprendo le sue carte con estrema lentezza (c'è di mezzo uno strano rituale, e anche la distribuzione geografica dei luoghi degli omicidi sembra avere una propria importanza), ma alla fine trova una risoluzione soddisfacente. Insieme ai successivi "Epidemic" ed "Europa", tutti scritti (come questo) da LVT insieme all'amico Niels Vørsel, il film forma un'ideale "trilogia europea".

2 commenti:

Marisa ha detto...

Il vero protagonista del film è l'ambiente putrefatto e decadente, vera conseguenza e a sua volta fonte di contagio del male che corrode il "vecchio continente", uscito distrutto dai tremendi conflitti del secolo XX. Sicuramente i riferimenti a Tarkovskij sono legittimi, ma mentre per il grande regista russo l'acqua è spesso luminosa e ricca di energie spirituali di rinnovamento e di rigenerazione, qui partecipa alla dissoluzione e al marcio che ormai pervade tutto, uomini, città, animali...
Che tutto sia visto e ricordato sotto ipnosi (come se si trattasse di riportare alla luce una rimozione) dal Cairo, la dice lunga sulla presunta superiorità morale degli europei rispetto agli arabi, per lo meno, secondo Lars Von Trier...

Christian ha detto...

L'ambiente simboleggia proprio questa Europa vecchia e decadente che von Trier identifica in particolare con la Germania del dopoguerra (vedi anche il successivo "Europa"). In ogni caso, come film d'esordio mostra già uno stile notevole, anche se ben lontano da quella "purezza" che sarà teorizzata nel manifesto Dogma 95 (ma qui bisogna dire che ogni film di LVT ha uno stile diverso, sempre all'insegna della provocazione verso i critici e gli spettatori).