9 novembre 2018

L'inquilino del terzo piano (R. Polanski, 1976)

L'inquilino del terzo piano (Le locataire)
di Roman Polanski – Francia 1976
con Roman Polanski, Isabelle Adjani
***1/2

Rivisto in DVD.

Il timido Trelkowski (Polanski stesso: il personaggio non ha un nome ma solo un cognome) trova un appartamento in affitto in un vetusto condominio di Parigi. La precedente inquilina, Simone Choule, si è inspiegabilmente suicidata gettandosi da una finestra. E ben presto lo stesso Trelkowski, spinto verso la follia e la paranoia da vicini di casa sempre più invadenti e insofferenti (si lamentano del minimo rumore), comincia a identificarsi con lei e a sospettare di dover fare la stessa fine... Capolavoro dell'horror condominiale di Polanski, un thriller psicologico (tratto da un romanzo surrealista di Roland Topor) che insieme ai precedenti "Repulsion" e "Rosemary's baby" forma un'ideale trilogia sull'angoscia e l'incubo che nascono dal quotidiano, in un crescendo di claustrofobia e impotenza. Molte le possibili interpretazioni della vicenda, a partire dalla più ovvia, e cioè che Trelkowski diventi progressivamente pazzo e paranoico. C'è la lettura della cospirazione alla "Rosemary's baby", in cui effettivamente gli inquilini dello stabile formano una setta segreta per spingere al suicidio le persone (vedi i tentativi di far sì che Trelkowski assuma le stesse abitudini e i comportamenti di Simone: la portiera gli consegna la posta della ragazza, il barista gli offre la cioccolata e le Marlboro che lei fumava, ecc.). Ci sono le suggestioni mistiche egiziane (i geroglifici nel bagno, il bendaggio che ricompre Simone come una mummia, ecc.) che fanno pensare a una storia di reincarnazione (o di cicli che si ripetono, come in un loop: vedi anche il finale in cui il protagonista rivede sé stesso al proprio capezzale). C'è l'aspetto sociale e soprattutto autobiografico: Trelkowski è un polacco naturalizzato francese, come lo stesso regista (che lo interpreta personalmente e ha anche doppiato il personaggio nelle versioni in italiano e in inglese), e in quanto tale suscita a prescindere sospetto e diffidenza negli altri (in più Polanski ha origini ebraiche e ha sperimentato sentimenti antisemiti). E altre letture ancora (per esempio, cito da Wikipedia: "Trelkowski è una donna in un corpo da uomo e combatte contro la sua parte che si risveglia. Questo la porta a non fidarsi più di se stessa e di conseguenza degli altri. Nella società dell'epoca, una tendenza del genere era fonte di notevole disagio e, vista la rigidità culturale, questo portava a meccanismi di difesa molto elevati che sfociavano in puro delirio"). Personalmente mi piace leggere il film come una riflessione (grottesca e metaforica) sui rapporti di vicinato nelle moderne città, dove il minimo problema (i rumori notturni, per esempio) viene ingigantito e sfocia in faide, proteste, esposti di ogni tipo. Emblematiche le scene in cui il povero Trelkowski, inibito e a disagio, cerca di evitare ogni azione che possa comportare una reazione da parte dei suoi vicini (e alla minima infrazione, cominciano subito i colpi di avvertimento sul muro o sulle pareti), mentre invece il suo collega di lavoro esuberante e prepotente si permette di suonare musica fracassona a ogni ora e a scacciare in malo modo chiunque osi timidamente protestare. All'angosciante e intrigante atmosfera contribuiscono la fotografia di Sven Nykvist e le musiche di Philippe Sarde. Da notare che un giovane Jacques Audiard figura come assistente al montaggio. Isabelle Adjani è Stella (l'amica di Simone), Melvyn Douglas è il padrone di casa, Shelley Winters è la portinaia. Nel cast anche Jo Van Fleet, Bernard Fresson, Josiane Balasko ed Eva Ionesco (la bambina). Trelkowski ha dato il suo nome anche a un personaggio di "Dylan Dog", l'anziana medium alleata del protagonista.

7 commenti:

Marisa ha detto...

Film magistrale in cui si sommano, in un mix micidiale, sentimenti di frustrazione ed impotenza personali a un'atmofera sociale di ostilità e rifiuto del diverso, qualunque esso sia...
La paranoia è dietro l'angolo sia nell'individuo fragile che nella collettività.

Christian ha detto...

È uno dei miei film preferiti di Polanski, e forse uno dei più importanti per capirne i temi e la poetica, con questa analisi del male che è insito nel quotidiano (e in noi stessi).

Marco C. ha detto...

Indimenticabile. Forse uno dei miei preferiti di Polanski, Maestro del "dramma da camera". Di questo genere, ho visto ultimamente "Carnage", la cui forza emotiva è assolutamente inferiore.

Christian ha detto...

Ci sono anche "La morte e la fanciulla", "Repulsion", e in un certo senso "Rosemary's baby"... tutti film polanskiani che si svolgono fra quattro mura!

Marco C. ha detto...

Ho visto "Rosemary's baby" e "La morte e la fanciulla". Molto belli entrambi. Forse ho visto "Repulsion", ma non sono sicuro. Me lo segno!

Alessandra ha detto...

Cara Marisa, cosa ne pensi a proposito del fatto che, il personaggio principale del film ,non sia riuscito a sottrarsi da quella tragica fine? Ha voluto fortemente occupare quell'appartamento nonostante fosse a conoscenza della vicenda della precedente inquilina , che cinicamente e' andato a trovate in ospedale...Si e 'trattato di una possibile conseguenza di un iniziale atteggiamento cinico oppure di fragilità ed incapacita' di sottrarsi ?

Marisa ha detto...

Da acuto osservatore del lato oscuro della psiche, Polanski ha evidenziato la spirale di paranoia in cui si può precipitare per un insieme di circostanze. la fragilità iniziale della personalità morbosa fa comunque da sfondo.
E' come se la fascinazione del male, esattamente come nell'inferno dantesco, attirasse in una spirale sempre più distruttiva.
La parte conscia, come hai ben notato (era perfettamente a conoscenza della tragedia della precedente inquilina...), ad un certo punto viene completamente sopraffatta e prevale l'identificazione inconscia. Il processo diventa irreversibile.