22 novembre 2018

Aniki Bóbó (Manoel de Oliveira, 1942)

Aniki Bóbó
di Manoel de Oliveira – Portogallo 1942
con Horácio Silva, Nascimento Fernandes
***1/2

Visto in divx, in originale con sottotitoli.

Nei quartieri poveri di Porto, lungo le sponde del fiume Douro, il piccolo Carlitos si contende l'amore della coetanea Teresinha con il compagno di classe (e bulletto) Eduardo, leader naturale del loro gruppo di monelli di strada. Per lei arriva a rubare una bambola, finendo poi in balia dei sensi di colpa. Quando però sarà accusato dagli amici di aver spinto il rivale giù da uno strapiombo sulla ferrovia sottostante, sarà proprio il negoziante che lo sospettava del furto (Nascimento Fernandes) a scagionarlo. Opera prima del prolifico regista Manoel de Oliveira (che in precedenza aveva realizzato soltanto alcuni brevi documentari), un'affascinante pellicola che trasporta le dinamiche del mondo degli adulti (amori, gelosie, crimini, sensi di colpa) in quello dei bambini, ritratti con affetto e attenzione all'ambiente circostante. Lasciando da parte il neorealismo italiano, siamo più dalle parti del realismo poetico francese: la vicenda ha la connotazione di una favola, con tanto di lieto fine ed insegnamento morale (già preannunciato dalla scritta che Carlitos reca sulla borsa con cui va a scuola: "Segui sempre la retta via"), anche se per fortuna gli intenti pedagogici alla "Pinocchio" sono tenuti a distanza grazie a una deliziosa leggerezza, lontana dall'anarchia o dalla sovversione di un Jean Vigo ("Zero in condotta") o un Luis Buñuel ("I figli della violenza"), titoli con cui pure ha qualcosa in comune. Convincenti (e assai simpatici) i piccoli protagonisti. Non mancano alcuni tocchi onirici (l'incubo di Carlitos in preda ai sensi di colpa), surreali e comici (le scenette ambientate a scuola; quelle con Pistarim, il piccolo amico del protagonista, che inciampa sempre nelle sue scarpe). Il titolo è l'incipit di una filastrocca che i bambini utilizzano come conta (prima di giocare a guardie e ladri) e come parola d'ordine. All'epoca la pellicola non ebbe successo (tanto che il regista non dirigerà più un'opera di finzione per quasi trent'anni), salvo essere rivalutata col tempo.

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