18 settembre 2018

Brama di vivere (Vincente Minnelli, 1956)

Brama di vivere (Lust for life)
di Vincente Minnelli – USA 1956
con Kirk Douglas, Anthony Quinn
***

Visto in divx.

Biografia di Vincent Van Gogh, il grande pittore olandese che per tutta la vita lottò con la nevrosi e l'irrequietezza, quel desiderio di riprodurre in immagini e in colori la realtà che lo circondava, cogliendo l'essenza delle cose anche se trasfigurate dalla propria visione. Tormentato, sensibile, solitario, in cerca di amore ma costretto a convivere con continui fallimenti e insuccessi, sia professionali che esistenziali, Van Gogh morì suicida a soli 37 anni, prima di essere riconosciuto dal mondo intero come quel genio che era. A interpretarlo c'è un Kirk Douglas incredibilmente calato nella parte, che somiglia moltissimo anche fisicamente all'artista. Assai fedele alle vicissitudini della vita di Van Gogh (è tratto dal romanzo di Irving Stone, a sua volta basato sulle lettere che il pittore scriveva al fratello Theo), il film può forse soffrire oggi per i dialoghi un po' troppo letterari e una sceneggiatura ingabbiata dal flusso degli eventi reali, ma riesce a trasmettere tutta la sensibilità e la grande libertà creativa del protagonista, grazie anche alla qualità delle immagini, con scenari che richiamano e riproducono sullo schermo i colori, le atmosfere e le fonti di ispirazione dei suoi dipinti. Si va dal periodo trascorso nel distretto minerario di Borinage (quando Van Gogh comincia a ritrarre nei suoi disegni le difficili condizioni di vita dei minatori, come farà poi con i contadini) a quello in città (prima ad Anversa e poi a Parigi, dove entra in contatto con i pittori impressionisti), dai rapporti con i familiari (difficile quello con il padre, un severo pastore protestante, molto stretto invece quello con il fratello Theo (James Donald), mercante d'arte che lo sosterrà sempre anche economicamente) ai due anni trascorsi ad Arles, in Provenza, dove lavorerà a getto continuo e realizzerà molti dei suoi capolavori (ritratti, scene in campagna, covoni, ponti, ciliegi, girasoli, interni della sua "casa gialla"). Dopo la visita di Paul Gaguin (Anthony Quinn), da lui enormemente ammirato ma con cui finirà per litigare, avrà un crollo nervoso, culminato nel taglio dell'orecchio. E infine la progressiva discesa nella depressione e nella follia, a malapena rallentata da un soggiorno in una casa di cura e poi presso la dimora del dottor Gachet (Everett Sloane) ad Auvers-sur-Oise. Dopo aver dipinto il celebre paesaggio con i corvi su un campo di grano, si toglierà la vita. Totalmente focalizzata sul personaggio, la pellicola mostra la genesi di molti suoi quadri e disegni, e scava nel suo animo tragico, nei suoi desideri e nelle sue frustrazioni: i momenti più interessanti, però, sono quelli della convivenza di alcune settimane ad Arles con Gauguin, con tutte le dinamiche di un'amicizia impossibile fra due artisti geniali ma che vedono il mondo (e l'arte) con occhi e idee diverse. Anthony Quinn, che interpreta proprio Gaguin, vinse l'Oscar come miglior attore non protagonista: l'avrebbe senza dubbio meritato anche Douglas, che perse in favore del Yul Brynner de "Il re ed io". la pellicola ricevette anche la nomination per la miglior sceneggiatura e per la scenografia. Il regista aveva già diretto Douglas ne "Il bruto e la bella". Non accreditato, George Cukor avrebbe sostituito Minnelli nel rifacimento di almeno una scena. Se si esclude un documentario di Alain Resnais del 1948, questa era la prima volta che il grande cinema si occupava della figura di Van Gogh, che sarà poi al centro di numerose pellicole di registi importanti (da "Vincent & Theo" di Robert Altman a "Sogni" di Akira Kurosawa, fino al recente "Van Gogh - Sulla soglia dell'eternità" di Julian Schnabel).

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