11 luglio 2018

La regina Elisabetta (Mercanton, Desfontaines, 1912)

La regina Elisabetta (Les amours de la reine Élisabeth)
di Louis Mercanton, Henri Desfontaines – Francia 1912
con Sarah Bernhardt, Lou Tellegen
*1/2

Visto su YouTube.

Muto francese in quattro rulli (circa 44-50 minuti) sulla presunta relazione di Elisabetta I d'Inghilterra con il suo favorito Robert Devereux, conte di Essex. Un amore infelice, visto che lei stessa, scoprendolo infedele (ma anche per via degli intrighi dei suoi nemici), lo condannerà a morte per tradimento. Il maggior motivo di interesse sta nell'interprete principale, nientemeno che la celebre attrice teatrale Sarah Bernhardt, che all'epoca aveva 64 anni (e che comunque non era alla prima esperienza cinematografica). Condensato da un omonimo dramma teatrale, il film fu co-finanziato dal produttore americano Adolph Zukor, che ottenne in cambio i diritti per la distribuzione negli Stati Uniti. Proiettata nei teatri di Broadway, dove riscosse un grande successo, la pellicola contribuì a "sdoganare" l'industria cinematografica agli occhi di chi, soprattutto impresari e attori teatrali, fino ad allora la guardava dall'alto in basso (il cinema, in particolare negli Stati Uniti, era ancora considerato come una curiosità rivolta agli strati meno acculturati della popolazione: la presenza della Bernhardt fece cambiare idea a molti). Il successo aiutò inoltre Zukor a lanciarsi nella realizzazione di pellicole di lunga durata e altamente spettacolari attraverso la casa di produzione da lui fondata, la Famous Players, che diventerà la Paramount Pictures. Detto questo, rivisto oggi "La regina Elisabetta" è tutt'altro che un film memorabile, e (durata a parte) non sembra rappresentare un passo avanti rispetto a quanto si era visto negli anni immediatamente precedenti. Abbiamo una successione di lunghe scene d'insieme (precedute da didascalie che ne anticipano il contenuto) di impostazione teatrale, senza primi piani, dettagli di inquadratura o stacchi di montaggio. Certo, allora questa era ancora la consuetudine: ma in un periodo in cui il cinema stava facendo passi da gigante anno dopo anno nell'evoluzione del proprio linguaggio (tanto che Porter e Griffith stavano già muovendosi in direzioni più sofisticate), questo film sembra l'ultimo fuoco di un passato in via di estinzione più che un'anticipazione del futuro. Belli comunque i costumi sfarzosi.

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