25 luglio 2018

I vitelloni (Federico Fellini, 1953)

I vitelloni
di Federico Fellini – Italia 1953
con Franco Interlenghi, Franco Fabrizi, Alberto Sordi
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Visto in divx.

In una citta costiera di provincia (il film è stato girato a Ostia e Fiumicino, ma idealmente è ambientato sulla riviera adriatica), cinque giovani sfaccendati – Fausto (Franco Fabrizi), Alberto (Alberto Sordi), Leopoldo (Leopoldo Trieste), Moraldo (Franco Interlenghi) e Riccardo (Riccardo Fellini) – rifiutano di crescere e di assumersi le responsabilità della vita adulta, e bighellonano senza lavoro, fra donne, chiacchiere, giochi e sogni di fuga che non metteranno mai in atto. Sceneggiato da Fellini con i fidi Tullio Pinelli ed Ennio Flaiano, parzialmente autobiografico e in quanto tale antesignano di "Amarcord" nel raccontare i piaceri e le frustrazioni legati alla crescita in una piccola città di provincia, il film ha una struttura libera, corale ed episodica, sgangherata e disarticolata come i suoi protagonisti, che favorisce l'atmosfera sopra le convenzioni narrative cinematografiche e accatasta scenette e momenti senza una vera trama. Un filo conduttore comunque c'è, ed è quello fornito dalle vicissitudini del donnaiolo Fausto, che non rinuncia alle avventure galanti nemmeno dopo essere stato costretto a sposare Sandra (Leonora Ruffo), la sorella di Moraldo, per averla messa incinta. Dal canto suo, il sensibile Moraldo è forse l'unico del gruppo a sviluppare una certa coscienza (e infatti nel finale sarà il solo a partire in cerca di una nuova vita), mentre gli altri non imparano mai dai propri errori e non provano sensi di colpa, se si eccettuano quei brevi momenti di lucidità e di consapevolezza dei propri fallimenti (come la scena che mostra Alberto ubriaco e piagnucolante al termine della festa di Carnevale). Leopoldo è l'intellettuale, aspirante drammaturgo i cui sogni di gloria non saranno mai realizzati, Alberto è l'impertinente sempre pronto agli scherzi (è diventata iconica la scena in cui irride un gruppo di operai stradali: "Lavoratori... Prrr!"), Riccardo è – insieme a Moraldo – l'alter ego dello stesso Fellini (non a caso è interpretato da suo fratello).

Il titolo, poi entrato nell'uso comune, è una parola forse inventata dallo stesso Fellini o da Flaiano, che definisce – per usare le parole del regista – "i disoccupati della borghesia, i figli di mamma", quelli che "brillano nei tre mesi della stagione balneare la cui attesa e i cui ricordi occupano tutto il resto dell'anno". E infatti i cinque amici, descritti con affetto e indulgenza, ma anche crudeltà e realismo, sono personaggi senza aspirazioni serie e senza particolari qualità, eterni scapestrati che vivono in un limbo che appare immobile, ma che in realtà è sospeso fra il passato di un'Italia che si appoggiava ai sacrifici e al duro lavoro (rappresentata qui dai genitori) e il futuro di un paese che sarà fondato sul boom economico e sullo svago. Proprio per questo, nonostante il carattere autobiografico e nostalgico, il film è lucido a modo suo nel riflettere i cambiamenti in atto nella società italiana agli inizio degli anni cinquanta. Riscosse un buon successo, anche all'estero (con una nomination all'Oscar per la sceneggiatura), e (ri)lanciò le carriere di Fellini e di Sordi dopo il flop de "Lo sceicco bianco". Con un tono agrodolce e malinconico (evidente, per esempio, nelle passeggiate invernali sulla spiaggia), e in mezzo ad elementi reminescenti del neorealismo (il bambino che lavora come ferroviere, fin troppo maturo per la sua età, con cui Moraldo si confida), sono presenti già sequenze prettamente felliniane: la suddetta festa di Carnevale, per esempio, fra pagliacci, figure di cartapesta (fra cui Totò ed Eta Beta) e un Sordi clownesco vestito da donna, ma anche il furto della statua dell'angelo o brevi momenti come la corsa dei seminaristi sulla spiaggia o il sacerdote arrampicato sull'albero. Carlo Romano e Lída Baarová sono il proprietario del negozio di articoli religiosi (per il quale Fausto lavora brevemente) e sua moglie. Enrico Viarisio e Paola Borboni sono i genitori di Moraldo e Sandra. Il ruolo dell'anziano e famoso attore omosessuale (Achille Majeroni) era stato pensato per Vittorio De Sica.

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