19 aprile 2018

Big fish (Tim Burton, 2003)

Big Fish - Le storie di una vita incredibile (Big Fish)
di Tim Burton – USA 2003
con Ewan McGregor, Albert Finney
**1/2

Rivisto in DVD.

Giunto al capezzale del padre Edward Bloom (McGregor da giovane nei flashback, Finney da anziano), in fin di vita per un tumore, il figlio Will (Billy Crudup) cerca di riavvicinarsi a lui e di comprendere che uomo sia stato: questo perché da sempre i racconti di Edward, novello Barone di Munchhausen, hanno mescolato la realtà con la fantasia, rendendolo protagonista di avventure assurde e sorprendenti, fra giganti gentili, streghe che prevedono il momento della morte, idilliache città nascoste fra i boschi dell'Alabama, circhi il cui direttore è un licantropo, pesci giganti e fatati... Da un romanzo di Daniel Wallace, una riflessione sul rapporto fra padre e figlio ma ancora di più sul potere di un'immaginazione sfrenata, in grado di rendere più ricca e viva anche un'esistenza come tante altre. Eppure, qualcosa infastidisce in questo elogio della fantasia a tutti i costi, del voler convincere che una bugia colorata sia meglio di una grigia verità. E così ci si trova quasi a identificarsi o a parteggiare per il figlio, smarrito di fronte all'ingombrante figura di un padre che di fatto non ha mai imparato a conoscere veramente (perché non ha mai avuto con lui un dialogo reale e costruttivo), più che per un genitore egoista e in fondo anche un po' ipocrita, visto che, nonostante i suoi racconti di evasione ed avventura, quella a cui aspirava era un'esistenza conformista come poche altre (una mogliettina, un lavoro, una casetta con la staccionata bianca): ma questa è un po' la retro-filosofia di tutto il cinema di Tim Burton, nonché uno dei motivi per cui ideologicamente non mi ha mai conquistato. Le storie fantastiche di Edward Bloom (avventuriero, curioso e giramondo come Ulisse: il cognome joyciano non è certo casuale) non vanno naturalmente prese sul serio: sono tutte metafore o allegorie dei vari momenti della vita: per esempio, la cittadina di Spectre (nella quale Edward giunge due volte: la prima "troppo presto" e la seconda "troppo tardi") gli dimostra come "l'uomo vede le cose in modo diverso in momenti diversi della propria vita". E il pesce gigante cui Edward dà la caccia (e nel quale si trasforma al momento della sua morte) è il simbolo della sua curiosità e della sua ambizione, come quei pesci che crescono di dimensione se posti in un acquario più grande. Pur trattandosi di una produzione minore rispetto ad altre pellicole di Burton (assai limitati, per esempio, gli effetti speciali), in ogni caso è da annoverare fra i suoi lavori più sentiti e meglio riusciti. Nel cast, Alison Lohman e Jessica Lange sono Sandra, la moglie di Edward, rispettivamente da giovane e da anziana; Marion Cotillard è la moglie francese di Will; piccoli ruoli inoltre per Helena Bonham Carter (Jenny e la strega), Steve Buscemi (il poeta rapinatore), Danny DeVito (l'impresario del circo), Matthew McGrory (Karl il gigante), Ada e Arlene Tai (le gemelle siamesi). Musica di Danny Elfman.

4 commenti:

MikiMoz ha detto...

Infatti per me è proprio tra le opere migliori di Burton, anzi forse direi la mia preferita.
Insomma, con le favole (o bugie) ci sa fare ancora :)

Moz-

Christian ha detto...

Io gli preferisco "Ed Wood" ed "Edward Mani di forbice", ma siamo d'accordo nel considerarlo uno dei suoi film più personali e sinceri. :)

MikiMoz ha detto...

Che poi non è un soggetto originale, però è riuscito a renderlo "burtoniano" :)

Moz-

Christian ha detto...

Questo sicuramente!
In fondo Burton si affida spesso a materiali già esistenti (film, libri, fumetti, giochi) per la scelta dei soggetti dei suoi film: da Batman ad Alice, da Sleepy Hollow a Mars Attacks, dalla Fabbrica di Cioccolato al Pianeta delle scimmie... Se andiamo a guardare, i soggetti originali nella sua filmografia sono la minoranza.
(Non è un difetto, eh: anche Kubrick faceva così).