12 agosto 2017

Vogliamo i colonnelli (M. Monicelli, 1973)

Vogliamo i colonnelli
di Mario Monicelli – Italia 1973
con Ugo Tognazzi, Carla Tatò
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Visto in divx alla Fogona, con Marisa.

Il sottotitolo, "Cronaca di un colpo di stato", illustra perfettamente di cosa tratti il film, una satira con cui Monicelli (e i suoi co-sceneggiatori Age e Scarpelli) mettono in scena un immaginario tentativo di golpe in Italia, organizzato dal politico di estrema destra Giuseppe Tritoni (Tognazzi) con la complicità di un gruppo di maldestri colonnelli. La pellicola, a metà fra il documentario e la commedia all'italiana, ne documenta le varie fasi nell'arco di un anno, da un 2 giugno (festa della Repubblica) a un altro. I riferimenti sono ovviamente alla giunta militare che in quegli anni governava la vicina Grecia (e un membro di tale giunta appare in alcune scene, per dare consigli ai cospiratori), ma anche ai tentativi di rovesciare la democrazia che furono realmente effettuati nel nostro paese nel 1964 e nel 1970. Come ne "I soliti ignoti", Monicelli racconta l'organizzazione del golpe sin nei minimi dettagli, ma il progetto sarà destinato a fallire per via dell'incompetenza dei suoi perpetratori, oltre che per elementi casuali e fortuiti che ne minano il preciso marchingegno. E ci sarà chi ne approfitterà. Satira politica, con rimandi all'attualità e immancabili venature comiche, dove però la farsa e il dramma si fondono: se i personaggi sono essenzialmente delle macchiette, le risate lasciano comunque spazio ai timori e alle inquietudini. Anche perché, come viene più volte ricordato, "anche la marcia su Roma fu una buffonata... ma riuscì". Al fianco di Tognazzi, un nutrito gruppo di caratteristi. Gli sgangherati colonnelli sono interpretati da Antonino Faà di Bruno, Camillo Milli, Giancarlo Fusco, Max Turilli e Giuseppe Maffioli. Carla Tatò è la stangona vamp Marcella Bassi-Lega, figlia del generale che consegna a Tritoni la lista dei possibili congiurati. Pino Zac è il giornalista di sinistra, Lino Puglisi il parlamentare approfittatore, Claude Dauphin il presidente della Repubblica.

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