22 agosto 2017

Un héros très discret (J. Audiard, 1996)

Un héros très discret
di Jacques Audiard – Francia 1996
con Mathieu Kassovitz, Anouk Grinberg
**1/2

Visto in divx, in originale con sottotitoli inglesi.

Il timido e metodico Albert Dehousse (Kassovitz), il cui padre è morto nella prima guerra mondiale, si risparmia di combattere la seconda perché unico figlio di una vedova di guerra. Cresciuto in un villaggio nel nord della Francia, isolato e protetto da tutto, con la sola immaginazione (e i romanzi d'avventura) come valvola di sfogo, nell'immediato dopoguerra fuggirà di casa per raggiungere Parigi, dove comincerà a costruirsi una vita "fittizia" e spericolata, fingendo di essere stato membro della resistenza francese e frequentando i circoli degli ex combattenti, fino a diventare agli occhi di tutti quell'eroe che aveva sempre sognato di essere. La sua gigantesca menzogna – nel corso della quale si scorprirà persino bigamo: dopo aver abbandonato la moglie di provincia, Yvette (Sandrine Kiberlain), sposerà infatti Servane (Anouk Grinberg), una ragazza del suo nuovo ambiente – gli farà fare addirittura carriera: sempre più apprezzato da militari e politici, sarà nominato telente colonnello e messo a capo della commissione di inchiesta sui collaborazionisti francesi in Germania. Il secondo film di Audiard, tratto da un romanzo del diplomatico Jean-François Deniau e premiato a Cannes per la miglior sceneggiatura, è costruito in parte come un mockumentary (con tanto di interviste a storici e protagonisti della vicenda, e naturalmente al nostro "eroe", ormai invecchiato e interpretato da Jean-Louis Trintignant) e in parte come un racconto di formazione. Nella sua complessità sembra di percepire persino rimandi a "Barry Lyndon" (tutta la parte dell'incontro con i vari mentori a Parigi, per esempio: dal "Capitano" Dionnet (Albert Dupontel) al maneggione Mr. Jo, che gli insegnano o lo aiutano ad affinare l'arte del raggiro) e alle opere di Greenaway (le musiche di Alexandre Desplat contribuiscono senza dubbio, così come l'ossessione di Albert da bambino per i dizionari, l'osservazione, la costruzione di identità e storie fittizie). Il protagonista, "très discret", trascorre infatti il tempo a osservare, a leggere, a imparare e a imitare: si inventa storie e frasi (o si appropria di quelle che ascolta), se le ripete, le recita poi come attore consumato. "Le vite più belle sono quelle che ci inventiamo", si giustifica Albert, anziano, all'inizio del film. Decisamente interessante, anche se a tratti si dilunga troppo, e le singole parti sono forse più riuscite dell'insieme. Il tema del rapporto fra fantasia e realtà era probabilmente più nelle corde di un Ozon (vedi "Angel", "Frantz" o "Nella casa") che non di Audiard.

0 commenti: