28 agosto 2017

Kansas City (Robert Altman, 1996)

Kansas City (id.)
di Robert Altman – USA 1996
con Jennifer Jason Leigh, Miranda Richardson
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Visto in divx alla Fogona, con Sabrina e Marisa.

Alla vigilia delle elezioni congressuali del 1934, il ladruncolo Johnny O'Hara (Dermot Mulroney) tenta di rapinare un facoltoso scommettitore appena giunto in città per sperperare il proprio denaro allo Hey Hey Club, locale di musica e gioco d'azzardo gestito dal gangster Seldom Seen (Harry Belafonte). Scoperto, viene “prelevato” dagli uomini di questi, che intende punirlo per l'affronto. E per tirarlo fuori dai guai, la sua giovane moglie Blondie (Jennifer Jason Leigh) rapisce a sua volta Carolyn (Miranda Richardson), consorte – dipendente dal laudano – del politico Henry Stilton (Michael Murphy), consigliere del presidente F. D. Roosevelt, sperando di costringere le autorità a fare irruzione nel locale. Mentre dietro le quinte vengono fatte trattative e prese decisioni, le due donne trascorrono insieme tutta la notte in giro per la città, stringendo uno strano legame. Come al solito, Altman immerge i suoi personaggi in un ambiente che è quasi più importante della storia narrata: siamo negli anni del New Deal, un'epoca descritta attraverso gli abiti e le vetture, i riferimenti culturali (divi come Jean Harlow, di cui Blondie è una fan e imita la capigliatura, o Charles Lindberg, di cui si cita nei dialoghi il celebre caso del rapimento del figlioletto; il fumetto "Blondie" e il programma radiofonico "Amos 'n' Andy") e politici, e soprattutto la musica, con il jazz incessante nel locale di Seldom Seen, dove leggendari sassofonisti (come Coleman Hawkins, Lester Young e Ben Webster, interpretati da musicisti contemporanei) improvvisano l'uno di fronte all'altro in una sfida continua. Proprio il ritratto della vivace scena musicale della Kansas City di quegli anni è l'aspetto migliore della pellicola, mentre d'altro canto la struttura narrativa appare deboluccia, nonostante i diversi personaggi – Addie Parker e suo figlio Charlie, il futuro jazzista; la quattordicenne di colore Nettie (Jane Adams), giunta in città perché incinta; lo spregiudicato Johnny Flynn (Steve Buscemi), che manipola le elezioni portando carriolate di vagabondi e di disperati a votare ai seggi – che incrociano il cammino delle due protagoniste. A deludere è soprattutto il finale, che in qualche modo vanifica tutto quello che si era visto in precedenza (e rende persino inutili alcune sottotrame e diversi personaggi di contorno).

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