29 luglio 2017

Il secondo cerchio (Aleksandr Sokurov, 1990)

Il secondo cerchio (Krug vtoroy)
di Aleksandr Sokurov – URSS 1990
con Pyotr Aleksandrov, Nadezhda Rodnova
**1/2

Visto in DVD, in originale con sottotitoli.

Alla morte del padre, militare in pensione che viveva da solo, il suo unico figlio giunge da una città vicina per occuparsi del funerale. Non avendo grandi risorse, non potrà permettersi che una cerimonia ridotta al lumicino. Dopo aver espletato le formalità burocratiche, sarà quasi maltrattato dall'impresaria funebre cui si è rivolto, anche perché non intende cremare il corpo. Non sappiamo quale rapporto avesse con il padre in vita: probabilmente non erano vicini. Ma nella morte, tutto cambia: assai povero, il ragazzo finirà col togliersi calze e scarpe per metterle al cadavere. E terminato il rito, rimasto solo nella casa vuota, porterà fuori le poche cose rimaste (come la coperta del letto) per bruciarle. Primo lungometraggio di una cosiddetta "trilogia sulla morte e l'inesistenza" (seguiranno "Pietra" nel 1992 e "Pagine sommesse" nel 1994), il film di Sokurov è minimalista nel rappresentare i sentimenti come nel narrare gli eventi (si potrebbe dire che non mostra né la morte né la vita, ma solo ciò che vi gira attorno), con l'intenzione di raggiungere un piano metafisico attraverso il silenzio, la contemplazione e un concreto realismo. La forma non è da meno: fotografia dai colori seppiati (praticamente in bianco e nero), rarefazione assoluta di dialoghi e voci (per lunghi tratti il film è muto), assenza di colonna sonora (la musica si ode solo nell'ultima scena), macchina da presa quasi immobile e soprattutto un'estrema lentezza. A dirla tutta, sinceramente è un po' soporifero, ma la tristezza e le emozioni che genera possono restare a lungo con lo spettatore. Fuori dalla casa, la neve e il vento suggeriscono un'ambientazione siberiana. Il titolo fa forse riferimento all'inferno di Dante (anche se mi sarei aspettato che il film si intitolasse "Il primo cerchio", ovvero il limbo).

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