30 aprile 2017

Niente da nascondere (M. Haneke, 2005)

Niente da nascondere (Caché)
di Michael Haneke – Francia/Aut/Ger/Ita 2005
con Daniel Auteuil, Juliette Binoche
***1/2

Rivisto in divx.

Georges e Anne Laurent (Auteuil e Binoche), coniugi colti e benestanti – lui conduce un programma di letteratura in tv, lei lavora in una casa editrice – che vivono a Parigi con il figlio dodicenne Pierrot, ricevono una misteriosa videocassetta che mostra una ripresa, dall'esterno, della porta della loro casa. Ulteriori cassette nei giorni successivi, accompagnate da telefonate anonime e da inquietanti disegni infantili, non fanno che accrescere la tensione, seminando anche dubbi e incomprensioni nella coppia. Fino a quando Georges non comincia a sospettare che il mistero possa essere legato a un lontano episodio della sua infanzia, quando da bambino fece cacciare dalla fattoria di famiglia un giovane orfano algerino che i suoi genitori pensavano di adottare... Da uno spunto di partenza (ma solo quello) che ricorda l'incipit di "Strade perdute" di David Lynch, uno dei film più significativi di Michael Haneke e in generale della cinematografia europea degli anni Duemila. Dietro l'apparenza da thriller familiare e borghese (in superficie, una vita tranquilla è disturbata dal solo fatto di sentirsi osservati), il vero punto centrale è una lettura politica-sociale del rapporto fra la Francia e il suo violento passato coloniale, segnatamente durante la guerra d'Algeria (i genitori di Majid morirono proprio nel massacro dei manifestanti alegrini a Parigi nel 1961, per lungo tempo negato dalle autorità). Georges ha praticamente rimosso non solo l'episodio in cui, da bambino, negò a Majid la possibilità di un futuro adeguato, ma anche i suoi stessi sensi di colpa. Persino il suicidio di Majid, davanti ai suoi occhi ("Volevo che tu fossi presente"), non basta a fargli assumere le proprie responsabilità, così come la successiva visita del figlio dell'uomo. Se a livello cosciente la rimozione è evidente, così non è nei sogni, anche se il regista si mantiene ambiguo: nel finale, Georges prende del sonnifero per addormentarsi, come a voler continuare nel suo "sonno della coscienza"; la scena successiva, che mostra l'allontamento di Majid dalla fattoria, potrebbe essere un sogno così come un flashback reale (curiosamente ripreso in quello stesso campo lungo che caratterizzava le immagini registrate nelle videocassette). Eccellente sotto ogni aspetto la confezione, dalla regia misurata di Haneke (che come sempre predilige i piani sequenza) alle interpretazioni degli attori (curiosamente, Auteuil è nato proprio in Algeria). Annie Girardot è la madre di Georges. Privo di accompagnamento musicale, il film è coprodotto anche dall'Italia (nei telegiornali che come di consueto Haneke fa scorrere sullo sfondo dei suoi film, spicca uno spezzone del TG3 sull'intervento militare in Iraq). E a proposito delle misteriose videocassette: il film non rivela apertamente la loro provenienza (sia Majid che suo figlio negano di esserne i responsabili), ma la scena sui titoli di coda mostra, davanti alla scuola, il dodicenne Pierrot incontrarsi e parlare proprio con il figlio di Majid, suggerendo una possibile complicità fra i due ragazzi. D'altronde, che Pierrot manifesti una ribellione contro i genitori è chiaro (la sequenza della sua sparizione da casa, che si rivela essere un falso allarme, è seguita da un atto d'accusa nei confronti della madre). Che si tratti di un semplice segnale di riavvicinamento fra le nuove generazioni, o forse sono proprio queste a voler inchiodare quelle vecchie alle loro responsabilità negate?

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