11 marzo 2017

La pianista (Michael Haneke, 2001)

La pianista (La pianiste)
di Michael Haneke – Francia/Austria/Germania 2001
con Isabelle Huppert, Benoît Magimel
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Rivisto in divx.

Erika Kohut (Huppert), insegnante di piano al conservatorio di Vienna, vive con la madre (Annie Girardot) che la tratta ancora come una bambina. Forse per questo ha una personalità – e soprattutto una sessualità – repressa e disturbata. Severa e scostante con i suoi allievi, verso i quali non mostra alcuna empatia, ha tendenze voyeuristiche e sadomasochistiche, che mette in atto da sola, recandosi per esempio nelle cabine di un peep show, spiando le coppiette al drive in o tagliandosi con le lamette in bagno. Quando incontra il giovane Walter (Magimel), brillante studente di ingegneria che si dimostra talmente affascinato dal lei e dalla sua raffinatezza da iscriversi alle sue lezioni per corteggiarla, per la prima volta si apre a qualcuno, rivelandogli le proprie fantasie, sia pure in maniera fredda e autoritaria. Il risultato non sarà quello sperato. Da un romanzo di Elfriede Jelinek (scrittrice austriaca che vincerà il premio Nobel nel 2004), un film provocatorio e volutamente sgradevole, magistralmente diretto da Haneke e interpretato da una Huppert capace di dar vita a un personaggio difficile e complesso. Erika, patologicamente legata alla madre, è incapace di stabilire una relazione che non sia conflittuale. Esemplare il modo in cui tratta i suoi studenti, compreso Walter (i cui sentimenti sono inizialmente accolti con freddezza, per poi sfociare in una relazione che – da parte di lei – è all'insegna del degrado, della manipolazione e dell'umiliazione: in entrambe le direzioni, visto che Erika è sia sadica che masochista) e la timida Anna (alla quale gioca uno scherzo crudele, riempiendole le tasche del giaccone di schegge di vetro che le feriscono le mani: lo fa per un misto di sadismo, invidia o gelosia, dopo aver assistito a un momento di gentilezza di Walter nei suoi confronti). Come nei suoi film precedenti, Haneke non si tira indietro nel mostrare scene estreme sullo schermo (in questo caso immagini di porno espliciti: le perversioni di Erika sono invece fuori campo). E gli orrori e le devianze del quotidiano si rispecchiano nella banalità dei programmi che passano sulla televisione perennemente accesa della madre (soap opera, pubblicità, documentari, notizie dei telegiornali). La musica classica (in particolare quella di Schubert: nella pellicola si odono, fra le altre cose, brani del trio D. 929, della sonata per piano D. 959 e uno dei lieder di "Winterreise"), con la sua bellezza e raffinatezza, contrasta con lo squallore della pornografia, priva di gioia e pervasa solo dal dolore, di cui si nutre Erika. Che non a caso sembra attratta quasi solo da compositori con problemi psicologici o patologici a loro volta (parlando di Schumann e di Schubert, accenna al "crepuscolo dello spirito" e alla loro follia). Ben tre riconoscimenti a Cannes: gran premio della giuria, miglior attore e miglior attrice. Dall'edizione successiva del festival le regole vennero cambiate per impedire che un solo film ricevesse così tanti premi.

2 commenti:

Marisa ha detto...

Sì, Haneke ha trovato in Isabelle Huppert la perfetta interprete per una parte così perversa sotto le sembianze della "brava ragazza", carina e tutta dedita alla musica sublime. Del resto la nostra ingenuità nell'attribuire agli amanti della musica un'anima nobile e soprattutto la "bontà" è ampiamente smentita dalla notoria passione per l'arte e la musica classica in particolare da parte dei più efferati nazisti. E che dire poi di "Arancia meccanica?" Ma tant'è: il Kalòs kai agatòs (lo scrivo così perchè non so trovare i caratteri greci!) a livello inconscio funziona senpre!

Christian ha detto...

Il tuo accenno ai nazisti mi ha fatto capire come anche in questo film, come in tanti suoi lavori (forse in tutti!), Haneke si concentri su un personaggio o un singolo individuo per parlare in realtà del malessere o della crudeltà di un intero popolo.