4 febbraio 2017

Legend (Ridley Scott, 1985)

Legend (id.)
di Ridley Scott – USA 1985
con Tom Cruise, Mia Sara
*1/2

Rivisto in DVD.

E al quarto film, Ridley Scott capitombolò. Dopo tre capolavori assoluti o quasi ("I duellanti", "Alien" e "Blade Runner"), con questa fiaba fantasy noiosa e impalpabile il regista inglese incappa nel suo primo flop, deludendo sia la critica che il pubblico, e rivelando in un certo senso quali sono i suoi reali limiti, quelli di non essere un "autore" completo. Tanto è abile nel comparto tecnico (ancora una volta fotografia, scenografie, trucco e costumi sono di altissimo livello, e la qualità visiva della pellicola è a tratti stupefacente), tanto si mostra dipendente dalla qualità della sceneggiatura (a cui di solito non mette mano) per la buona riuscita dei suoi lavori. In questo caso si affida a un copione di William Hjortsberg che manca purtroppo di spessore e si adagia nei cliché: ne risulta una favola priva di appeal (troppo infantile per un pubblico adulto, troppo confusa e poco accattivante per i ragazzini) e anche di una vera identità. Da notare che l'idea di realizzare un film fantasy girava da tempo nella mente di Scott, addirittura da prima del suo esordio, con progetti ispirati alla figura del Mago Merlino e alla storia di Tristano e Isotta. La trama racconta la solita lotta fra il bene e il male: il crudele Tenebra (Tim Curry, in un memorabile costume da demone rosso con corna extralarge) intende eliminare gli ultimi unicorni esistenti al mondo per far precipitare la Terra in un inferno di buio e di ghiaccio. A questo scopo cerca di corrompere l'innocenza della principessa Lily (Mia Sara), ma dovrà vedersela con il ragazzo di cui lei è innamorata, Jack (Cruise), "figlio dei boschi" con il dono di parlare con gli animali, che sarà aiutato da alcune creature magiche (l'elfetto Gump, la fata Oola, un gruppo di gnomi).

A livello di contenuti, il film sembra un mix di tante cose: da Disney ai fratelli Grimm, da Tolkien (ma senza il world building) al ciclo arturiano. Più che dalle parti della fantasy epica, siamo come detto da quelle della fiaba. Ma il segreto delle fiabe sono gli archetipi, i miti e i significati nascosti: qui tutto è generico e superficiale, a partire dalle creature stereotipate (gli gnomi buoni, poco più che spalle comiche, e i mostri e i folletti cattivi, quasi dei muppet) e dai personaggi senza spessore (anche per colpa degli attori: il giovanissimo Cruise, in particolare, si dimostra subito inespressivo con quell'aria stupida e la bocca sempre aperta). Gli unici spunti interessanti sono dati dagli unicorni (il cui potere magico e salvifico, centro nevralgico della storia, è però poco approfondito) e dal tema della luce che sconfigge le tenebre (scontatissimo in un fantasy, è vero, ma che acquista significato se si pensa che proprio la luce e la fotografia sono le "armi" per eccellenza dello stesso Scott: si veda la cura con cui la luce mette in risalto il pulviscolo e il polline che aleggia in aria nelle scene nella foresta). Apprezzabili anche gli effetti artigianali e il make-up di Rob Bottin per le varie creature. Da notare che un unicorno era presente anche nel film precedente di Scott, "Blade Runner" (almeno prima che venisse "tagliato" dai produttori). E anche "Legend" ebbe a che fare con la scure della produzione: il regista aveva predisposto una versione di quasi due ore, che fu ridotta a soli 90 minuti per l'uscita nelle sale. Nel 2000 l'originale "Director's Cut" è stata riproposta in home video. A seconda delle versioni, la colonna sonora è di Jerry Goldsmith (in Europa) o dei Tangerine Dream (in USA).

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